LETTERA APERTA AL SIGNOR GRILLO A NOME DI TUTTE LE DONNE

Sarà difficile per me ripercorrere in lettura le sue parole dichiarate in maniera peraltro volgare, da far ricordare una mosca impazzita che ronza rumorosamente intorno ad una montagna di sterco. Cercherò di farlo riparandomi dall’eco dei suoi neuroni allo sbaraglio che continuano a ferirmi, perché i nervi delle donne vittime di quelli come lei, sono nervi scoperti, sensibili anche al soffio della stupidità umana.

Se lei fosse un albero, Greta Thunberg le mozzerebbe il tronco di netto; se invece si fosse presentato al pubblico come opera d’arte, Philippe Daverio avrebbe pianto a causa di tale offesa e Vittorio Sgarbi le orinerebbe addosso.

Se lei fosse una pietra, la utilizzerebbero in Nigeria per le peggiori condanne a morte, senza il bisogno di doverla scagliare, perché sarebbe sufficiente guardarla per iniziare a morire.

Lei è il massacro di se stesso e della sua anima di fronte alla quale il ritratto di Dorian Gray profuma di rose.

Anna Karenina esiste ancora e si lancia sotto a un treno mille volte al minuto a causa di misogini come lei, mentre Collodi, se potesse riscrivere la favola di Pinocchio si fermerebbe all’impiccagione del burattino, perché non possiamo far più credere al pubblico innocente che esista ancora la fata turchina in questo mondo appesantito da tanta ignoranza.

Qualcuno dovrebbe inserirla nel dipinto di Edgar Degas, lo stupro, pregare che quell’artista torni sulla terra per invertire i ruoli delle due figure, ponendo colui che la rappresenta all’interno di un terrificante agguato, inchiodato ad un eterno presente.

Ci sono poeti come Alda Merini e come Dino Campana, che hanno trovato rifugio tra le mura di un manicomio e che lo hanno preferito ad una società crudele, violenta, brutale, sciocca, popolata da gente come lei, perché i veri folli non si trovano nei reparti psichiatrici, caro signor Grillo che mi parla di piselli al vento come fossero fioriture di una erezione da giustificare in nome della giovinezza.

Ho usato troppe metafore e ho seri dubbi che il suo livello intellettivo riesca a coglierne davvero il significato. Non importa, a me interessa insegnarle che la violenza non è un inciampo sul pene selvaggio della sua stirpe. Si tagli i capelli e ne faccia un falò, magari potrebbe rigenerare se stesso attraverso il fuoco. E almeno Eraclito potrebbe entrare di notte nei suoi sogni o nei sui incubi, questo lo sa soltanto lei, per spiegarle la bellezza e l’utilità di questo elemento.

ELEONORA GIOVANNINI

 

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