di
Marino Ceci
Il canto a tenore (in sardo cantu a tenore) è uno stile di canto corale sardo di grande importanza nella tradizione sardo, sia perché espressione artistica originale e autoctona, voce del mondo agro-pastorale su cui l’isola si fonda. Per questo il canto a tenore è stato inserito dall’UNESCO nel novero dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Il canto a quattro voci tipico della Sardegna rappresenta probabilmente uno dei caratteri maggiormente distintivi della cultura dell’isola, in un’area geografica ben identificata.
Le informazioni circa l’ origine del canto a tenore sono troppo vaghe per consentire una precisa datazione. Ciò che è curioso è che il canto a tenore pare sia nato come l’imitazione dei suoni della natura. Così su bassu imiterebbe il muggito del bue, sa contra il belato della pecora e sa mesu boche il verso dell’agnello, mentre il solista sa boche impersona l’uomo stesso, colui che è riuscito a dominare la natura. Il cantu a tenore è un canto corale polifonico a quattro voci. Il quartetto che compone su tenore (o su cuncordu, su cuntrattu, su cussertu) è formato da su bassu (il basso), sa contra (il baritono), sa mesu boche (il contralto) e sa boche (la voce solista). Per quanto questo canto sia prevalentemente praticato in Barbagia, sono presenti tenores anche in Ogliastra, nelle Baronie ed in Logudoro.
Il “bassu” e la “contra” utilizzano tecniche di “canto armonico” o difonico. D’altronde anche a Tuva, secondo la tradizione, i pastori svilupparono queste forme di canto per stabilire un contatto con le entità spirituali che pervadono tutte le cose, acquisendo la loro forza attraverso l’imitazione dei versi degli animali e della natura.
Vi sono inoltre il cantu a chiterra, un canto monodico che viene accompagnato dalla chitarra, diffuso principalmente al nord ed al centro dell’isola e la musica delle launeddas, uno strumento musicale a fiato ad ancia battente, costituito da tre canne che vengono suonate contemporaneamente con la tecnica della respirazione circolare. Inoltre vi sono numerosi canti sacri come i gosos, diffusi in tutta l’isola.
Il tipo di canto più diffuso in tutta l’isola sono i mutos, di cui esistono anche altre denominazioni quali: mutettus (in Campidano), repentina, che tuttavia si riferiscono ad alcune varianti. Il termine mut(t)u è originario del Logudoro dove è attestato sin dall’VIII secolo. Questo tipo di canto fa parte di tutti i repertori sia del cantu a tenore, che del cantu a chiterra e delle launeddas. I gosos sono dei canti devozionali e paraliturgici. La parola gosos e le sue varianti gotzos, cotzos, ecc. usati nel nord dell’isola derivano dal castigliano gozos, mentre al sud dell’isola le varianti goggius, goccius, coggius derivano dal catalano goigs. E sia gozos che goigs derivano dal latino gaudium «gioia».