L’atotomia “estrema” delle lumache di mare

La natura non smette mai di sorprenderci. Tra i fenomeni più eccezionali c’è quello che viene chiamato “autotomia”: un processo del mondo animale in cui parti del corpo vengono volontariamente staccate dall’organismo per poi ricostituirsi. Senza dubbio l’esempio più noto è quello delle lucertole che abbandonano la propria coda quando può essere utile per sfuggire ai predatori per poi rigenerarla in seguito. Tra i vari casi di autotomia il più radicale è certamente quello riconducibile a due lumache di mare: l’Elysia marginata e l’Elysia atroviridis. Un interessante studio sul loro processo di “auto-decapitazione” è stato pubblicato sulla rivista Current Biology dalla dott.ssa Sayaka Mitoh, ricercatrice presso la Nara Women’s University in Giappone. Lo studio è nato dopo che la donna, osservando alcune lumache della sua vasta collezione a fini scientifici, si accorse che due particolari tipi erano capaci di staccare la propria testa dal corpo e rigenerarlo poi nel giro di alcuni giorni. Il corpo abbandonato era genericamente compromesso da parassiti infestanti. Per questo l’azione drastica dell’autotomia di queste lumache è stata interpretata come dovuta a condizioni di necessità o convenienza per garantire la sopravvivenza degli individui. Il punto di rottura di tale processo si colloca subito sotto la testa dove ci sono delle cellule predisposte ad operare il rilascio del corpo in caso di necessità. La cosa eccezionale, mai notata in altri esseri viventi, è il fatto che nella parte del corpo eliminata rientrano anche organi vitali come il cuore. Secondo le prime ipotesi le teste delle lumache riuscirebbero a sopravvivere comunque grazie all’incorporazione dei cloroplasti delle alghe che sono alla base della loro dieta. Questi sono organelli cellulari in cui avviene il processo di fotosintesi clorofilliana. Attraverso di essi riuscirebbero dunque a sopravvivere utilizzando gli zuccheri prodotti da essi per conversione della luce…una specie di lumache ad energia solare insomma! Il loro studio continua e rappresenterà una risorsa fondamentale per la rigenerazione dei tessuti umani.

Glenda Oddi

foto:wikipedia

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