Il rover Yutu-2 trasmette la composizione del sottosuolo
L’idea di creare una base spaziale sulla Luna si fa sempre più concreta. Per la sua realizzazione è però fondamentale un’accurata conoscenza del nostro satellite e in particolare del suo suolo, in modo da scegliere il luogo più adatto per la nuova struttura. Il lato a noi visibile della Luna è ben conosciuto, grazie alla missione robotica sovietica e alla missione americana Apollo, che ha portato gli astronauti alla raccolta di circa 400 kg di campioni rocciosi e allo svolgimento di esperimenti geofisici in loco. Il lato non visibile dal satellite, invece, è pressoché sconosciuto, per questo riveste una particolare importanza la missione recentemente compiuta dalla Cina che ha visto un piccolo rover muoversi su di esso in prossimità del Polo Sud-Aitken. L’emissione di onde da parte del piccolo radar montato sul rover Yutu-2 ha permesso di comprendere la composizione del sottosuolo, infatti materiali diversi nella stratigrafia del terreno assorbono e respingono in superficie le onde in maniera differente. La raccolta del segnale radar riflesso è risultata di eccezionale chiarezza rispetto alle analisi terrestri, perché il suolo lunare manca della pervasiva presenza di acqua che caratterizza il terreno del nostro pianeta. Sotto una polvere grigia finissima, la regolite lunare, sono, così, stati rilevati i detriti di infiniti impatti di materiale cosmico. L’importante analisi è stata effettuata all’inizio del 2020 nell’ambito della missione cinese Chang’è 4, la prima che ha operato con successo un allunaggio sulla faccia nascosa della Luna. L’arrivo della sonda vicino al Polo Sud-Aitken fa sperare in scoperte ancora più rilevanti nel prossimo futuro: sotto la sua superfice, infatti, la sonda indiana Chandrayaan-1 pare abbia segnalato la presenza di ghiaccio.
Glenda Oddi