MODENA – Tra i tanti appuntamenti di Modena Nerd, ce n’è stato uno che mi ha colpito parecchio: l’incontro con Lalla Waffle, una VTuber. E se non sapete chi sono i VTuber non preoccupatevi, prima di questo evento non lo sapevo neanche io. In realtà descrivere una VTuber non è così difficile. Avete presente gli streamer in carne ed ossa, che fanno divertire migliaia di utenti sul web con le loro dirette? Ecco, un VTuber è esattamente uno streamer come questi, ma con la differenza sostanziale che non si presenta davanti agli spettatori con la sua fisionomia, ma sottoforma di avatar. L’avatar non necessariamente riproduce il corpo del VTuber che sta dietro alla webcam, tuttavia ne simula le espressioni facciali e i movimenti.
Veniamo ora a Lalla Waffle, la protagonista di più incontri della sopracitata fiera. Lei è una ragazza con la voce molto carina (quasi quanto il suo avatar) e che non si tira indietro davanti alle domande, anche quelle più scomode.
La Waffle conta qualche migliaio di follower su varie piattaforme, da Twitch a YouTube a Instagram.
“Ho iniziato a fare questo per distrarmi da una ‘perdita’, poi è diventato un lavoro”, racconta la Waffle da uno schermo posto sul palco. E il fatto che quello del VTuber sia un lavoro a tutti gli effetti, con delle entrate economiche, non sorprende. Molti content creator vivono grazie a Internet.
Secondo la Waffle un avatar aiuta a combattere la timidezza. “Con un avatar avevo una grande fiducia in me stessa”, dice. Ma non solo. “Con un avatar hai una libertà diversa”, riferisce ancora.
Il pubblico s’incuriosisce sempre di più, tanto che iniziano ad arrivare delle domande proprio dalla platea.
Uno spettatore chiede se il parlare dietro un avatar non deresponsabilizzasse l’oratore. “L’avatar non è la maschera che un ladro si mette per andare a rubare”, risponde Lalla. “L’avatar ti dà più libertà, ma non ti deresponsabilizza”. A dimostrazione di ciò cita i cosiddetti ban delle piattaforme come Twitch. Se dici qualcosa di scorretto o offensivo, Twitch potrebbe prendere provvedimenti anche molto severi.
Alzo la mano anche io, vado sul palco, mi presento e pongo anche io una domanda, anzi due. “L’intelligenza artificiale è capace di generare immagini e video simili a quelle delle tue live, cosa rende unico il lavoro della VTuber? Sei impaurita dall’intelligenza artificiale?”, chiedo.
“No, io non sono affatto impaurita dall’intelligenza artificiale. Può aiutare tantissimo gli artisti, anche se andrebbe regolamentata. Questa cosa ha fatto arrabbiare tantissimi artisti del mondo. Ma questa cosa se fosse regolamentata nel modo giusto può avere tantissime potenzialità in futuro”, risponde Lalla Waffle, che poi aggiunge “Una macchina non potrà mai replicare un atteggiamento umano, può solo avvicinarsi”. Venendo alla prima domanda replica dicendo che “quello della macchina è un tipo di intrattenimento diverso” e che “una chat di un’intelligenza artificiale è più random a differenza di quella con una VTuber”.
Ora, le risposte non fanno una grinza e il mondo dei VTuber incuriosisce sempre più. Tuttavia questa chiacchierata fa inevitabilmente riflettere su vari aspetti umani. È nascondersi (dietro ad un avatar) la strada giusta per affrontare la timidezza? È davvero essere libertà dover indossare una “maschera di pixel” per dire delle cose che a viso scoperto non sarebbero dette? Se qualcuno spacciasse un’intelligenza artificiale per una VTuber davvero la gente non ci cascherebbe?
Insomma, il mondo dei VTuber è un mondo sicuramente curioso e forse andrebbe approfondito di più per essere commentato meglio e per trovare le risposte a queste domande, ma una cosa è certa, per quanto curioso sia, ci lascia, almeno a primo impatto, un po’ perplessi.
Francesco Natale