L’accusa mossa da Enrico Ruggeri verso la deriva della musica

Le “40 VITE” del cantautore ora sono racchiuse in un libro

E’ uscito con “La Nave di Teseo” un libro dal titolo “40 VITE (senza fermarmi mai) presente anche al Salone del Libro di Torino e già disponibile in libreria e nei principali store digitali. Si tratta dell’autobiografia del cantautore Enrico Ruggeri. Ma anche dell’occasione per muovere un vero e proprio “atto di accusa” per la deriva verso cui è incamminato il mondo e il pianeta musicale. “I grandi cantautori della mia generazione e di quella precedente – è lo stesso Ruggeri a dire in un’intervista a “La Stampa” rilanciata da Artés – erano grandi lettori. Leggevamo tanto e di tutto”. Subito dopo segue il J’accuse contro chi “ha spinto l’industria discografica verso la banalità. […] John Lennon e Bob Dylan fermavano le guerre, creavano opinione. E vendevano anche i dischi”.

Come a dire che in un passato, poi non così remoto, era piuttosto facile individuare grandi personalità capaci d’incidere nella vita delle persone e quindi fare opinione.  Però subito dopo Ruggeri tiene anche a precisare che il dito puntato non è verso i discografici. Resta il fatto, a suo dire, incontrovertibile che è stato impresso un significativo cambiamento di rotta nella musica. “Qualcuno forse aveva interesse a intorpidire le coscienze”. L’affondo del cantautore meneghino si fa sempre più incalzante. 

Viene poi affrontato per sommi capi anche lo scenario in cui si trovano a vivere le giovani generazioni “schiacciate” all’interno di un ambiente sociale e culturale che banalizza e rende tutto superficiale. A questo deve aggiungersi anche l’attuale politica di messa al bando delle voci alternative e reputate scomode. Mentre, di converso, si tende ad esaltare quasi a dogma di fede il cosiddetto pensiero unico. Un affresco sociale quello tracciato dal cantautore meneghino che non risparmia nemmeno la politica, specchio dei tempi. “Tutto è diventato tifo, banalizzazione, tutti contro tutti – è sempre lui a dire – e il danno peggiore è che così non si costruisce nulla, vince chi banalizza”.

Amare riflessioni, specie se si considera che la musica per lui ha rappresentato una vera e propria ragione di vita. “Il mondo è molto cambiato dal 1977, dal mio primo album in studio – puntualizza Ruggeri -eventi pubblici e privati hanno accompagnato il mio viaggio: spesso li ho raccontati, a volte li ho anche anticipati, come tutti li ho vissuti. È venuto il momento di riavvolgere il nastro.”

Di Maria Teresa Biscarini

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