per il personaggio della maestra dalla penna rossa, De Amicis si ispirò a Eugenia Barruero, realmente esistita
“Cuore”, di Edmondo De Amicis, rappresenta uno dei libri più popolari del nostro paese. Una pubblicazione che ha fatto la storia della nostra letteratura e ha contribuito al cambiamento del costume italiano, dal 1886 (anno della pubblicazione) fino almeno agli anni settanta del ‘900. “Cuore” rappresenta la summa dei principi educativi che la società, appena dopo l’Unità d’Italia, voleva inculcare ai più giovani. E, decennio dopo decennio, fino ad arrivare a una quarantina di anni fa, il mondo della scuola (ma non solo) ha sempre proposto questa lettura quasi a voler ricordare ai bambini e ai ragazzini quali fossero i comportamenti più opportuni per una vita di comunità in armonia.
Tutti i personaggi di “Cuore” sono inventati dall’autore, tranne uno, anzi “una”, che De Amicis incontrò nella vita reale e la riportò nel libro. Parliamo della Maestra della penna rossa, figura iconica, quasi un universale esempio di come dovrebbe essere un’insegnate. L’autore, andando a prendere a scuola (l’istituto Moncenisio di Torino) il proprio figlio Ugo (che divenne poi scrittore e alpinista) vide all’uscita una maestra, che trattava i propri alunni con un amore e una dolcezza che colpirono lo scrittore. Non solo: De Amicis fu attratto dalla giovinezza e dal volto angelico della maestrina, che portava in capo un cappello con una penna rossa. Il suo nome, nella vita reale, era Eugenia Barruero, che nacque a Torino (dove d’altronde è ambientato “Cuore”) nel 1859. Quando lo scrittore si imbattè in questa ragazza lei aveva all’incirca diciotto anni, visto che svolgeva ancora il tirocinio da insegnate.
Una volta acquisito il diploma di maestra, attorno ai vent’anni, ebbe una cattedra a Volpiano, un comune torinese a nord del capoluogo, dove insegnò per oltre trent’anni. Le ultime due stagioni scolastiche le tenne a Leinì, località non distante dall’aereoporto di Caselle.
La maestra Barruero andò in pensione nel 1924 e abitò in Largo Montello, nel quertiere torinese di Vanchiglia. Al civico 38, negli anni ottanta del secolo scorso, fu posta una targa per ricordare il luogo in cui questa signora dell’istruzione visse fino alla morte, avvenuta nel 1957, poco meno che centenaria.
Dopo la scomparsa della donna, la Domenica del Corriere dedicò alla maestrina la prima pagina, disegnata dal mitico Walter Molino e, sotto il disegno, il giornale citava: “È morta a Torino Eugenia Barruero, la “maestrina dalla penna rossa” che De Amicis ha esaltato in una delle pagine più belle del suo capolavoro. Appunto ispirandosi a quella pagina il pittore Walter Molino ha ricostruito qui la scena dell’uscita dalla scuola, con la maestrina che “corre come una bimba” dietro all’uno e all’altro per rimetterli in fila e li segue fin sulla strada sempre allegra e sorridente. Un papà aspetta il figlio, il piccolo Enrico, allievo di terza. Quel papà è Edmondo De Amicis. La maestrina, nata nel 1860, aveva allora 26 anni”.
Rispetto alle informazioni che abbiano noi, le date, l’età della Barruero e il nome del figlio di De Amicis, non corrispondono in modo esatto, ma una cosa è certa: la maestrina Eugenia è stata la musa di una pedagogia che ha fatto la storia della scuola italiana.