La triste storia di un cane lasciato in stallo per tre mesi e poi strappato via dopo l’inevitabile integrazione

Francesca  è la protagonista di una storia che solo a pensare fa venire i brividi, è lei a raccontarla ai nostri microfoni, a piangere, a trattenere le parole. E’ una  voce spezzata, piegata dal dolore, che narra di un’esperienza che merita di essere resa nota a tutti.

Francesca ama profondamente gli animali, ne ha infatti uno suo, Pippo, che accudisce insieme al marito. E’ conosciuta dai volontari, perché a volte si è offerta per uno stallo. Lo ha fatto con piacere e ogni volta con buoni esiti. In fine è stata la volta del nuovo cucciolo, un piccolo pincerino.  Lo cura a sue spese, aspettandone  l’adozione, lo fa ogni giorno. Di solito gli stalli non durano a lungo, proprio per evitare che il piccolo si affezioni e che poi debba essere di nuovo traumatizzato con altri spostamenti e riadattamenti inutili. In questo caso, Francesca si ritrova a stare insieme al cucciolo per ben tre mesi, tre lunghissimi mesi, durante i quali comprende di non riuscire più a separarsene, ma soprattutto si rende conto che è il suo cucciolo ad essersi innamorato di tutti loro. Una vera famiglia, un amore profondo e felice.

A  spezzare questo incanto sono invece le due volontarie dell’associazione, le quali, senza alcuna riflessione, decidono di non valutare il benessere del cane e di trasferirlo da Bari a Milano. Francesca è in lacrime e, dopo aver supplicato di tenerlo, si offre di accompagnarlo a sue spese, per poterlo almeno salutare nel modo meno traumatico possibile. Ci riferisce che i due adottanti nuovi si rifiutano di lasciarlo e minacciano una denuncia se non viene loro ceduto.  Nel quadro di questo dramma, le volontarie evitano di rispondere al telefono e dichiarano di non essere a conoscenza di questa vicenda.  Ci si domanda dunque se le scelta sia stata dettata dall’amore per il cane o dalla paura di subire una denuncia. Rimane  solo una riflessione da fare, ricordarsi  che la stessa sorte spesso tocca ai bambini dati in adozione, quando a prendere certe decisioni sono figure umane e professionali prive di capacità e di sensibilità.

Eleonora Giovannini

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