L’acqua che sgorga, fresca in estate, dissetando bimbi e anziani, con le tipiche fontane disseminate nei centri storici della Puglia è un’immagine radicata nel nostro presente, talmente che alle volte rischia di parere scontata. E invece scontata non lo è affatto. La sua importanza può essere dedotta anche solo dal nome della regione stessa.
La struttura
L’Acquedotto Pugliese è costituito da un sistema di canali in muratura e di condutture metalliche e cemento armato, le quali, partono da un’arteria principale e si suddividono in rami sempre minori, tessendo con una fitta rete idrica la regione pugliese. Esso si alimenta con le acque del fiume Sele, che scaturiscono, alla quota di m. 420, nel Comune di Caposele (Avellino), da una grande parete rocciosa calcarea sul fianco orientale del Monte Paflagone, nell’Appennino Irpino. I lavori di allacciamento eseguiti alle sorgenti sono consistiti in un canale collettore, quasi nel mezzo del bacino naturale di raccolta, al quale fanno capo dei canali secondari. Da questo articolato sistema ha inizio l’acquedotto con una importante portata e una temperatura che non superai 9° C.
Da Caposele ha inizio il canale principale, l’arteria maggiore del sistema di canalizzazioni cui si innestano le diramazioni primarie e alcune delle secondarie. Esso attraversa, attraverso una galleria, l’Appennino, taglia la fossa premurgiana che divide la regione pugliese dalla lucana, attraversa, pure in galleria, le Murge e, seguendo tutto il rilievo murgiano a mezza costa del versante adriatico, finisce sull’alto dell’istmo salentino, fra Taranto e Brindisi. Nel canale principale l’acqua scorre liberamente a pressione naturale, godendo di una pendenza variabile.
Tutto questo per una discreta ma potente dose di mogia, a portata di rubinetto.