È il 7 luglio del 1998 quando Fulmine varca il cancello di un piccolo maneggio di campagna in provincia di Roma e viene lasciato libero in un prato per riprendersi dallo stress del viaggio.
Anna, bambina di otto anni, lo osserva… È la creatura più bella mai vista al mondo: manto nero lucente, criniera incolta e irregolare, corporatura possente, temperamento irrequieto e uno sguardo indomito che, tuttavia, lascia trasparire, al tempo stesso, una profonda nota di sofferenza. Il suo proprietario se ne libera come fosse un peso, regalandolo ai gestori del maneggio; lo considera una «una testa calda, buono soltanto per il macello», ma si guarda bene dal raccontare le terribili vessazioni che l’animale ha dovuto subire proprio per causa sua… per soddisfare la dilagante stupidità umana.
Con fare omertoso sorvola sul passato travagliato di Fulmine, utilizzato come cavallo da rodeo, picchiato e incitato per vedere chi “vi rimaneva di più in groppa”. I traumi impressi nella mente di Fulmine sono tanti e di diversa natura ed è assolutamente normale che la prima volta che Anna si avvicina a lui di nascosto, il povero animale spalanchi la bocca per morderla in segno di difesa. Contrariamente agli altri, però, la bambina, ancora troppo piccola per accorgersi della pericolosità della situazione, non indietreggia, e interpreta quel gesto come un sorriso. Fulmine rimane sconcertato.
Ogni giorno Anna si reca a fargli visita, confida al giovane animale i suoi pensieri e legge per lui estratti di poesie, conquistando gradualmente la sua fiducia e “corrompendolo”, di tanto in tanto, con mele e zollette di zucchero. Ne nasce un amore sterminato, una recuperata fiducia nel genere umano, un’amicizia senza eguali coronata da lunghe passeggiate al tramonto e da momenti illuminati dal balsamo guaritore della dolcezza.
Fulmine riassapora gradualmente il gusto della libertà e quel nitrito che emette da lontano ogni volta che percepisce la voce di Anna ne è la prova. Un nitrito che ancora oggi, oggi che è diventata donna e che il tempo ha fatto il suo corso, le sembra di percepire distintamente ogni volta che passa davanti a quel paddock rimasto vuoto… perché, in fondo, certi legami non possono essere disciolti neanche dalla morte.
Ambra Belloni