La sindrome del ritardo aspettando Kairòs

Da quando Chronos si è distratto e ha abbandonato il suo ruolo sulla terra, succede di tutto. Minuti, ore, giorni, settimane e anni scandiscono i danni causati dalla mancanza di puntualità. È oramai un virus incontrollato che penalizza l’uomo e ciò che fa.
Eppure, sebbene ci sia chi invochi il ritorno ad una condotta più sociale, oggi, purtroppo sembra anormale essere puntuali. La vita va avanti  a suon di “c’era traffico!”, oppure “non mi è suonata la sveglia!”, ma anche bugiardamente “non mi succede mai di essere in ritardo!”.
Accade ovunque, comunque e con chiunque. Sono rare le eccezioni in cui la puntualità è un modello da seguire.
Difficile che una conferenza inizi in orario. Impossibile che una riunione politica o di partito rispetti l’ora indicata. È impensabile che un’assemblea di condominio inizi puntualmente. Assurdo pensare che un incontro sindacale osservi il tempo della convocazione.
E non ci sarebbe nessun motivo per non arrivare in orario agli appuntamenti: è solo un modo errato di vivere l’essere in ritardo, lo si sente come una normale consuetudine. Ma se dobbiamo prendere un treno, un aereo o una nave alle 11,30 non ci presenteremo mai alle 11,35. Può succedere, ma l’abbiamo perso. E come si dice a Roma: te la prendi in saccoccia. Certo, anche il treno può partire o arrivare in ritardo, ma se ci fai caso, ti diranno che la colpa non è da imputare alle ferrovie!
E vogliamo parlare delle Poste? Non ci sono parole quando un pacco o una lettera raccomandata (i cui costi sono già una cosa seria) arrivano con un ritardo inaudito o addirittura non arrivano per niente nonostante siano tracciabili. Ti diranno che si sono perse e che pagheranno un tot del valore, come da regolamento, insomma mica ti rubano qualcosa!
Stiamo arrivando al punto che dopo aver subito un qualunque danno legato al ritardo di un appuntamento o altro, ti sentirai esclamare: Ma cosa sarà mai! Che pretese!
Si sprecano le affermazioni sul tema da parte di persone celebri.  Sean Connery diceva “Sono sempre puntuale. Se ritardo è perché sono morto”. Gandolin: “Essere puntuali significa sprecare un sacco di tempo in attesa degli altri.”. Marcello Vitale: “Il sole sorge puntuale, senza guardare l’orologio. Buongiorno”. Aldo Busi: “Una verità in ritardo è una puntuale menzogna”.
Abbiamo escogitato il quarto d’ora accademico, l’orario sindacale e l’imprevisto! Psicologi, sociologi e studiosi vari si sono occupati di chi vive in una condizione di ritardo cronico e sul tema si organizzano anche dei convegni. Tutte chiacchiere. Certo, si può arrivare in ritardo, ma quando diventa una consuetudine è perché non c’è più rispetto dell’altro. Si possono fare solo i complimenti (senza ironia) a chi almeno lo ammette e recita il dovuto mea culpa. Con questi è sufficiente adattarsi, se teniamo a loro.Tic tac finale: il tempo è l’aspetto più importante che determina e circoscrive il nostro vivere ed è una delle grandezze fisiche necessarie, insieme alle coordinate spaziali, ad individuare la legge di movimento di un corpo, la cui misurazione viene fornita, appunto, dall’orologio. Il problema sta nel fatto che quando milioni, centinaia o decine di questi esemplari non scandiscono all’unisono quel secondo pari a 1/86 mila 400 centesimi del giorno solare medio ecco che per un minuto si perde il treno, per cinque si rimane senza pane e senza latte, per dieci ci si becca un rimprovero a scuola o un ammonimento sul lavoro, per venti si perde un’occasione, per trenta si rischia anche il divorzio, e per un attimo si può morire.
Non ci rimane che sperare sul ritorno di Kairòs.

Bruno Cimino

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