La sindrome della capanna, una conseguenza del Covid-19

L’impatto psicologico della pandemia cresce tra la popolazione.

L’impatto piscologico del Covid-19 c’è anche se non ne siamo consapevoli, la sindrome della capanna (o del prigioniero) ne è un esempio largamente diffuso. Consiste in una forma di chiusura al contatto col mondo esterno e di ripiegamento in se stessi che porta ad avere timore di uscire ed affrontare la vita. Questa condizione è tipica dei soggetti che hanno vissuto per lungo tempo in una condizione di isolamento e/o solitudine, come quella che si sta affrontando attualmente con le restrizioni ed il lockdown. I sintomi caratteristici sono:

  • Irritabilità;
  • Tristezza, ansia, paura, angoscia, frustrazione;
  • Demotivazione;
  • Disturbi del sonno;
  • Timore di uscire dal luogo in cui si è restati in isolamento;
  • Percezione del mondo esterno come ostile;
  • Vedere il lato positivo della nostra esperienza di reclusione in casa (per esempio consolidamento dei legami familiari);

La sindrome della capanna tende a manifestarsi in particolar modo nelle persone che tendono per natura a soffrire d’ansia ma nessuno è immune. Si diffonde esponenzialmente in relazione alla particolare situazione pandemica che si sta vivendo e che sta lasciando segni sempre più profondi sulla nostra psiche. Per superare questa condizione è possibile innanzitutto prendere consapevolezza delle proprie emozioni ed accettarle, prendersi cura di se con piccoli gesti quotidiani, organizzare la giornata stabilendo obiettivi quotidiani in grado di tenerci impegnati e distrarci da eventuali preoccupazioni. Nel momento in cui ci si sente sopraffatti dall’angoscia o si sente di non riuscire a gestire autonomamente la situazione di disagio non bisognerà avere timore di rivolgersi ad uno specialista.

Glenda Oddi

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