Da otto anni il colosso danese investe nella ricerca per trovare un materiale alternativo alla plastica
Una significativa svolta green sta caratterizzando sempre più la vita delle piccole e grandi imprese. Una di queste è la Lego, colosso della produzione del gioco a mattoncini componibili più amato dai bambini e non solo. Quest’azienda danese lotta ormai da diversi anni per la realizzazione di un sogno ecologico: produrre componenti senza uso della plastica, che tuttavia mantengano la stessa qualità di quelli originali. Finora il progetto è riuscito a trovare attuazione solo limitatamente ai pezzi che riproducono alberi, cespugli e foglie che sono stati realizzati con canna da zucchero, materiale che rientra nelle così dette “bioplastiche”. Queste sostanze sono quanto mai differenti e variegate le une dalle altre, ma tutte volte ad offrire un’alternativa green all’uso della plastica. Hanno principalmente un’origine vegetale e possono essere biodegradabili o meno, per lo più si ricavano dalla canna da zucchero ma, in alcuni casi, anche da amido di mais, grano, fecola di patate o scarti alimentari. Malgrado il nome non sono davvero a bassissimo impatto ambientale, sebbene sono comunque più ecologiche della plastica tradizionale, per tale ragione molti preferiscono chiamare queste sostanze “polimeri a base biologica”. Il problema che la Lego sta affrontando si presenta come una vera e propria sfida, si tratta, infatti, di riuscire a trovare un materiale alternativo alla plastica e con minor impatto sull’ambiente che però sia in grado di garantire il mantenimento del colore e della solidità delle strutture costruite a mattoncini nel tempo. Il progetto è stato avviato dall’azienda nel 2012 e ad oggi, a distanza di 8 anni, con un investimento di 150 milioni di dollari in ricerca e sviluppo e oltre 200 materiali testati, non si è ancora riusciti a venire a capo dell’annosa questione. La sfida della Lego, se vinta, offrirà per tutti i settori produttivi un materiale efficace da preferire alla plastica, determinando un importante svolta ecologica nei processi produttivi mondiali.
Glenda Oddi