Dichiarare una specie estinta genera sempre inquietudine e pone in discussione il nostro attuale ecosistema, benché le specie siano sempre state soggette a evoluzione ed estinzione.
Diverso è il caso in cui una specie ricompaia dopo anni di ricerche mute, con grande entusiasmo dei ricercatori e degli scienzati.
La rilevanza della scoperta deriva dal fatto che sia una specie rarissima ed è stata osservata soltanto altre due volte nella storia, la prima nel 1964, e la seconda nel 1981. Negli ultimi decenni è quindi cresciuto il timore che questa specie elusiva di pipistrelli fosse del tutto estinta. Restava però il dubbio che vi fosse ancora una piccola popolazione nelle foreste del Ruanda, un paesaggio meraviglioso e una delle foreste più antiche del mondo.
E’ questo il caso del pipistrello “ferro di cavallo”, una specie rarissima e molto schiva, considerata estinta da più di 40 anni. La scoperta è avvenuta grazie al rinvenimento di una piccola popolazione tra le montagne del parco nazionale di Nyungwe, un’area protetta del Ruanda istituita nel 1933.
Il pipistrello ferro di cavallo (Rhinolophus hilli) deve il suo nome alla caratteristica forma del naso, che ricorda appunto un ferro di cavallo. Gli scienziati la ritenevano ormai una specie perduta ma lo ha “riscoperto” dopo quasi 10 anni di lavoro.
La missione per ricercare questo raro pipistrello ad altissimo rischio estinzione, è iniziata infatti nel 2013, ed è culminata con una spedizione di dieci giorni e dieci notti nel parco nazionale di Nyungwe, nel gennaio del 2019. In quell’occasione il team è riuscito a catturare due esemplari maschi di pipistrello che hanno immediatamente catturato l’attenzione degli scienziati.
I pipistrelli ferro di cavallo saono facilmente riconoscibili per la peculiare forma a ferro di cavallo e peculiari lembi di pelle sul naso.
A mettere in pericolo la sopravvivenza di questo pipistrello, così come quella di molte altre specie, è prima di tutto la distruzione del loro habitat con la deforestazione.
Gli scienziati hanno messo in atto misure atte a rintracciare più facilmente in futuro questi animali, come i richiami di ecolocalizzazione, il meccanismo con cui i pipistrelli, pressoché ciechi, si orientano nello spazio, sfruttando il modo in cui il suono “rimbalza” sulle superficicon cui questi animali cacciano gli insetti. Per questo, i ranger del parco hanno posizionato una serie di sensori nella foresta: obiettivo, intercettare le onde sonore emesse durante i voli notturni. Le rilevazioni raccolte hanno permesso di concludere che i pipistrelli ferro di cavallo sono presenti in 8 zone del parco che circondano la stessa piccola area.
Questa scoperta è così importante da essere stata inseriti all’interno del Global Biodiversity Information Facility, una rete internazionale finalizzata a fornire a chiunque, ovunque, accesso aperto e diretto ai dati su tutti i tipi di vita sulla Terra.
L’obiettivo adesso è di tutelare specificamente la conservazione della specie e garantire che resti protetta.
di Marino Ceci