La Posidonia, fragile tesoro dei nostri mari

Deve il suo nome nientemeno che al dio del mare Poseidone (Nettuno per i romani). La Posidonia (Posidonia oceanica) è una pianta marina dalle importantissimi funzioni, ma anche vittima di pregiudizi dovuti alla scarsissima cultura naturalistica del nostro tempo. Infatti è spesso considerata un’alga da estirpare perché nociva per le spiagge e i bagnanti. Non è così invece, anzi! La Posidonia intanto è una pianta acquatica e non un’alga (è l’unica rappresentante della famiglia Posidoniaceae) e la sua presenza è di vitale importanza per le coste marine. All’interno delle praterie di questa pianta infatti si creano ecosistemi unici e delicatissimi: negli ultimi anni essa viene inoltre considerata come ottimo bioindicatore per la qualità degli ambienti marini.

Il genere Posidonia comprende 9 specie, di cui P.oceanica è un endemismo presente nel Mediterraneo (le altre si trovano in Oceania). Sono le uniche piante che vivono completamente sommerse in acqua salata. Si trovano spesso sulle spiagge resti delle lunghe foglie nastriformi, purtroppo smaltite il più delle volte come rifiuti ma che, lasciate al loro posto, hanno la capacità di limitare l’erosione delle spiagge. A volte invece è possibile ritrovare resti sferici chiamati “egragropili” composti da fibre aggregate. 

La pianta possiede radici detti rizomi in grado di ancorarsi al sedimento sottomarino e di espandersi anche in orizzontale: l’individuo attualmente considerato di maggiori dimensioni è stato trovato alle Baleari ed è lungo 8 km con un’età attribuita di 100.000 anni. In passato era usata come isolante nelle case, per sfamare il bestiame e in medicina come antinfiammatorio.

Daniele Capello

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