La “plastica da bere”. Un nuovo materiale contro l’inquinamento ambientale

L’invenzione della plastica venne salutata come una scoperta eccezionale in grado di migliorare la vita delle persone, ora, a distanza di decenni, ci si è resi conto che non è stato così. Il nuovo materiale, che ha garantito degli immediati vantaggi, ha infatti innescato un pericoloso effetto boomerang andando a colpire direttamente l’ecosistema. La “questione plastica” rappresenta per questo motivo una priorità a livello ambientale. Tra i ricercatori impegnati nella risoluzione del problema c’è Sharon Barak, ingegnere chimico israeliano che ha dato vita alla startup “Solutum”. All’interno di essa un equipe di esperti ha elaborato un materiale innovativo facilmente associabile alla plastica ma ecologico al 100%. Si scioglie completamente in acqua e una volto dissoltosi il liquido si può anche bere. I suo componenti sono completamente naturali ed ecocompatibili e garantiscono un processo di dissoluzione particolarmente rapido. Un ulteriore vantaggio dell’invenzione è legato al fatto che il materiale è producibile con gli stessi macchinari impiegati per la realizzazione della plastica, cosa che garantisce facilità, rapidità ed economicità di conversione del sistema produttivo delle industrie. Il materiale è a tutti gli effetti, alla vista e al tatto, come la plastica ma non è composto con essa: ne garantisce la stessa resa estetica, resistenza, trasparenza e si propone come una delle sue alternative più valide allo stato attuale per ridurre l’inquinamento ambientale.

Glenda Oddi

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