LA GRAFIA SPECCHIO DELLA SALUTE

Medicina e Grafologia

La vostra grafia è cambiata?

Potrebbe dipendere da un malfunzionamento della tiroide.

La notizia arriva dall’Università Cattolica Policlinico Agostino Gemelli di Roma, dove un gruppo di ricercatori endocrinologi ha scoperto che uno squilibrio degli ormoni tiroidei provoca dei cambiamenti nel modo di scrivere del paziente, in particolare che l’ipertiroidismo, ovvero l’eccesso di ormoni tiroidei nel sangue, determina modifiche sostanziali a livello grafico.

Sono state rilevate variazioni statisticamente significative specialmente nella grandezza del corpo delle lettere e negli spazi tra una parola e l’altra. La grafia del paziente in condizioni di ipertiroidismo è apparsa più nervosa e spigolosa rispetto a quella dello stesso paziente una volta guarito. Ma anche velocità accelerata, pressione ineguale, continuità interrotta, gesto esitante, la caratterizzano ulteriormente.

“Le modificazioni grafiche, dunque – concludono gli autori dello studio – dovrebbero essere annoverate tra i sintomi e i segni clinici di ipertiroidismo, accanto a quelli già noti e riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (per esempio: tachicardia, tremori, perdita di peso, eccessiva sudorazione, ecc.)”.

I risultati, esposti in anteprima al convegno nazionale dell’Istituto Superiore di Grafologia, sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica americana Thyroid, organo ufficiale dell’American Thyroid Association (ATA), la più autorevole al mondo in tema di fisiologia e patologia della tiroide.

Grafologia e medicina, una collaborazione  possibile, visto che l’atto dello scrivere comporta una vera e propria proiezione psicosomatica sul foglio, una riproduzione  dell’immagine corporea dello scrivente, che permette, tra l’altro, di scoprire varie patologie. È possibile quindi valutare il processo di guarigione di una malattia e l’andamento di una determinata terapia; evidenziare la presenza di malattie psicosomatiche, nevrosi, psicosi e disturbi psichiatrici; valutare il rischio potenziale di alcolismo o l’utilizzo di droghe. E, in ambito sportivo, per esempio, capire quale percorso sia ottimale per un atleta, o quale atteggiamento mantenere affinché possa seguire un percorso di allenamento idoneo ed efficace.

L’indagine grafologica diventa uno strumento utile per l’anamnesi e la diagnosi da parte del medico, che può approcciarsi alla persona considerandola nella propria unicità.

Il gesto grafico è una manifestazione del cervello e la scrittura ne è la sua espressione più completa e come tale segue l’evoluzione clinica di una patologia. La relazione cervello e scrittura comporta il fatto che, attraverso la scrittura è possibile decodificare non una malattia specifica del cervello, non una patologia della mente, ma lo stato di deficit psichico e la capacità di intendere e di volere.

La scrittura è un prodotto del cervello che per arrivare alla mano segue una sua strada. Se la scrittura è alterata vuol dire che l’automatismo neuromotorio è inceppato in qualche parte. Il gesto grafico è l’espressione più chiara di ciò che avviene nel cervello, lo scritto è il risultato di un complesso lavoro di interconnessione tra sistemi emozionali e neocorticali. Ma la “spiegazione” su come e perché gli stati mentali si trasferiscono alla scrittura  è, ancora, il lato debole di tutte le grafologie.

Ne è convinto Sergio Deragna, medico grafologo, specializzato in Clinica Pediatrica, il quale sostiene che per trovare la correlazione tra scrittura e personalità non si può prescindere dai contributi fondamentali delle neuroscienze e della loro continua evoluzione.

La grafologia nasce come branca della fisiognomica  nel 1600  circa e, agli esordi, non ha niente di scientifico. A metà strada tra fisiologia, psicologia, simbolica e filosofia, la grafologia, oggi è entrata a pieno titolo tra i mezzi più efficaci per l’esplorazione della personalità.  

Già Padre Girolamo Moretti (1879-1963), fondatore della Scuola italiana di Grafologia,  nella descrizione, a esempio, delle “aste  curvate in avanti”, afferma che  sono significative di persone dimesse e la scrittura che “pende in avanti”, appartiene, invece, a individui con mani grosse. A dispetto della terminologia, Moretti è stato un precursore,  primo a trovare una connessione tra scrittura e significati psicologici da una parte, funzioni cerebrali dall’altra.

E sempre per quanto concerne la grafologia applicata alla medicina, Crèpieux-Jamin (1858-1940), il fondatore della moderna grafologia, ha osservato che i malati di fegato hanno, “undici volte su dieci”, una scrittura discendente e con i caratteri tipici del temperamento bilioso, cioè decisa, angolosa e costante.

È  notorio ormai come la micro grafia caratterizzi i pazienti affetti dal morbo di Parkinson, patologia  che oggi consente una diagnosi precoce, proprio grazie all’osservazione dei cambiamenti nella scrittura.

Nel settore della ricerca clinica, la grafologia indaga nello specifico i potenziali rischi patologici generici, avvalendosi del tracciato impresso sul foglio di carta come auto rappresentazione dell’identità irripetibile dello scrivente. Nel particolare, la produzione grafica può risultare fluida, grazie alla sicurezza comportamentale del’individuo, se l’informazione centrale è armonica, equilibrata e rassicurante, oppure irrigidita da tensioni neuromuscolari, insicurezze e ansie, se il segnale giunge in periferia in forma allarmata.

Sulla base dei più recenti studi di neuropsicologia, si può affermare che le problematiche emotive, con le caratteristiche che sono state acquisite dal vissuto infantile,  adolescenziale e dal patrimonio biologico (temperamento), influiscono sull’area motoria del cervello e indirettamente su tutti i nostri comportamenti.
Queste risposte comportamentali sono personali e uniche, come un’impronta digitale, così come esclusive sono le molteplici esperienze emozionali e il complesso bagaglio ereditario. La grafia, frutto di un gesto spontaneo e personale,  non si dissimula mai completamente. E non c’è una grafia uguale a un’altra; pur nella sua infinita varietà, l’essere umano è unico. 

Giovanna Sellaroli

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