In questa vita moderna, a non evolversi c’è solo l’umano.
Se da una parte ci sono progressi in ogni ambito, in quello della medicina, della ricerca, della scienza in generale, dall’altro assistiamo ad una forma di involuzione disarmante dal punto di vista della sensibilità umana, dell’empatia.
La cronaca ce lo racconta tutti i giorni, ci rivela la facilità con cui avvengono i delitti più atroci. Per motivi futili si uccide la propria madre o i propri figli. Si preme un grilletto come si scarta una caramella. Si usa un coltello nello stesso modo in cui si insulta, lasciando che i pensieri equivalgano alle azioni nella stessa misura. Il rispetto viene confuso con il diritto, mentre il dovere viene accolto con malcontento.
Pur non approfondendo i meccanismi psicologici che fanno esistere la violenza, è statisticamente provato che la sua origine ha luogo soprattutto nell’ignoranza, non tanto scolastica, piuttosto in quella che si lega alla propria formazione, alla crescita cognitiva, all’interiorizzazione delle regole.
Si parla spesso di acquisizione dei sentimenti come presupposto fondamentale per un corretto modus vivendi, quella che più propriamente viene definita cultura del sentimento, nella sua accezione più profonda che considera il sentire non un concetto guardato, bensì un valore intriso nell’anima che protegge se stessi dal proprio io istintivo. In questo senso potremmo tranquillamente parlare anche di pigrizia del sentimento, poichè amare, trasmettere, intuire, comprendere, sono processi che implicano un certo impegno morale dal quale invece si fugge via volentieri. Alibi e deviazioni rappresentano la via di fuga, l’alternativa al Bene troppo faticoso da sostenere.
Quando si parla di sentimento non si può dividerlo dall’ambito culturale, poichè i due aspetti sono speculari e compenetranti.
Tuttavia, specie all’interno del calderone comunicativo del web, dove tutto è concesso a tutti, si assiste a manifestazioni inaccettabili, che urtano come detriti lungo le spiagge dell’intelligenza. La preziosità dell’intelletto è quindi contaminata dalla stupidità, come il mare dalle plastiche.
Da questo presupposto si espandono a macchia d’olio gli atti criminosi come la violenza fisica, psicologica e verbale. Prendono campo fenomeni quali il bullismo, lo stalking, la persecuzione raziale, religiosa, politica.
Non sono i controlli da parte delle forze dell’ordine a stabilire l’ordine. Non sono le leggi a rendere un uomo onesto. E’ la difesa della cultura intesa come formazione, che permette una società sana. Purtroppo nulla è facilitato in questa epoca di plagi e di educazione al consumismo, dove perfino i Maestri dimenticano l’amore per la conoscenza.
Se mettiamo su un tavolo un cellulare ultima generazione e un libro, la maggior parte delle persone acquista il cellulare; questo è il più banale degli esempi che ci pone di fronte ad una verità innegabile, quella in cui la mente umana è assuefatta alla ricezione passiva delle informazioni, piuttosto che alla curiosità, alla scoperta, al desiderio. C’è poco da desiderare ormai, avviliti come siamo da un sistema subdolo e silente che non riusciamo a cogliere. L’unico desiderio rimasto, peraltro famelico, è la sete di giustizia che mal si traduce in rabbia e scompostezza mentale. Siamo tutti criceti che corrono dentro una giostra stretta, incapaci di comprenderne la strada a senso unico e prestabilita. Corriamo in questo centro concentrico che è la nostra stessa imbecillità. Mentre la libertà è altrove, dentro una Verità dimenticata.
E recuperare la Verità è quasi impossibile, se non attraverso un’epidemia improvvisa di demenza, che riduca gli ingegneri del nulla in polvere, quella stessa polvere che ricorda l’inizio della Creazione, il primogenito Soffio voluto da un Dio biblico che aveva pensato all’uomo come alla più grande delle sue opere.
Eleonora Giovannini