KING KONG: SICURI CHE LA BESTIA SIA IL CELEBERRIMO GORILLA?

Un film epocale, tutt’oggi moderno e attuale, che non teme il tempo e resta cult indiscusso nello scenario cinematografico. Una pellicola dagli innumerevoli significati e interpretazioni.

E’ stato definito il Film dei film. La pellicola che sancisce la compiutezza e la completezza della settima arta, agli albori del suo cammino.

A riprova del fatto che sia un film EPOCALE, saprete sicuramente chi o cosa è King Kong: volenti o nolenti TUTTI conoscono questo soggetto e sanno cosa lo caratterizza. Questo non risulta di poco conto, in fondo mica tutti sanno cosa sia ad esempio Mulholland Drive, altro film magistrale.

E a ben vedere, King Kong si rivela più di un mera sequenza di fotogrammi accostati. Il perché è presto detto.

King Kong infatti crea un prima e un dopo, un anno zero della storia del Cinema. Non solo. Resta una pietra miliare per tutti i film che verranno. Una sorta di Padre con cui confrontarsi d’ora in poi nella industria del Cinema. Un vero passo da gigante nel mondo degli effetti speciali, una primordiale stop-motion, mescolando ingegno e fantasia con miniature, parti della bestia per scene in primo piano e una bestia manovrata da quattro uomini al suo interno per un risultato realmente spaventoso e realistico, soprattutto nel 1933. Non a caso, dopo il considerevole successo, l’immediato sequel e i numerosi remake.

Nel film ci sono due storie che sono l’una il negativo dell’altro che si rende evidente nel momento in cui si pone controluce la storia manifesta. In una New York caotica e casuale, un regista di successo sull’orlo della bancarotta, trova, in una ladruncola, la protagonista del film che risolleverà le sue sorti. Una movimentata ciurma parte alla volta di un film d’avventura, verso la misteriosa Isola del Teschio.

E’ su quell’isola che si concretizza l’incontro tra Kong e l’uomo: uno scontro senza giustizia né compassione, una spietata sintesi dell’eterno rapporto tra uomo e natura, tra istinto e ragione.

Non vogliamo ripetere la trama del film, che speriamo vogliate rivedere dopo questo articolo, ma sottolineare quanto questo film schernisca e metta in ridicolo la spettacolarizzazione del diverso, quanto l’uomo e la società perdano il senno quando a governarle sono dinamiche di folla in cui si perde il senno (come direbbe il caro Manzoni); alla mente della massa infatti si contrappone quella della protagonista, uomo quanto gli altri simili, ma più umana quando inizia a provare compassione per la bestia. Ma in fondo anche lei è entrata in contatto con la bestia solo per casualità e non per volere. L’uomo, così come la tribù dell’isola, ha paura di approcciarsi al diverso, per cui preferisce recluderlo in un luogo da cui si è protetti, che schiaccia la bestia ma anche loro stessi in quanto timorosi della forza (sconosciuta) della bestia.

Si è sempre detto che questo film parli della bella e la bestia.

E se la vera bellezza fosse nella bestia, mentre la bruttezza della crudeltà sia nella bella e nel suo mondo? A voi, la risposta.

Marino Ceci

immagine: wired.com

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