Jai Hindley ha rovesciato molti pronostici andando a vincere, primo australiano nella storia, il Giro d’Italia 2022. Il suo non era infatti tra i primi nomi dei bokmakers alla vigilia della corsa rosa anche se il Giro aveva rischiato di vincerlo giá nel 2020. Era però un Giro d’Italia anomalo quello di due anni fa, rinviato da maggio a ottobre per il lockdown, con pochi nomi di spicco vista la programmazione a fine stagione.
Il ventiseienne (anni compiuti il 5 maggio, giorno prima della partenza del Giro da Budapest: miglior regalo non poteva farsi) dopo un 2021 sottotono ha saputo resettare soprattutto a livello mentale. Infatti se dal punto di vista fisico ha dimostrato di esserci, tenendo sulle salite della prima parte di Giro (soprattutto sul Blockhaus dove si era visto il miglior Carapaz) e poi risultando l’unico in grado di sferrare l’attacco all’ecuadoriano sulla Marmolada nella penultima decisiva tappa.
Così é riuscito anche a scacciare i fantasmi del 2020 quando conquistò la maglia rosa al penultimo giorno come quest’anno ma la perse nella cronometro dell’ultimo giorno a favore di Teo Geoghegan Hart, lui sì meteora del ciclismo finora. Invece la cronometro 2022 di Verona, grazie al 1’25” di vantaggio su Richard Carapaz, é stata la passerella trionfale meritata per Hindley che forse non sarà un campionissimo come molti vincitori del Giro ma ha dimostrato di essere il migliore di questa edizione (che ha visto anche molti ritiri di favoriti come Yates, Almeida e Bardet), anche grazie al lavoro della sua squadra, la Bora-Hansgrohe che ha fatto spesso lavoro di selezione nelle tappe dure.
Daniele Capello