IT – Chapter 2, la recensione

La coulrofobia è la paura incontrollata dei clown, una paura molto più diffusa di quanto si possa pensare. Anzi, considerato il successo del capolavoro di Stephen King, It, e della trasposizione cinematografica di Andrés Muschietti, non è così impensabile. Specialmente se il volto del clown demoniaco nasce dalla faccia deformata, e terrificante, di Bill Skarsgård.

Il primo capitolo della trasposizione cinematografica del libro di King, uscito del 2017, fu un successo incredibile. Costato poco più di 30 milioni ne ha incassati oltre 700 e si è rivelato uno dei più grandi successi di quell’anno. Nonostante le numerose critiche, pre e post uscita del film, alla fine tutti attendevano l’uscita del secondo capitolo per poter seguire l’avventura dei perdenti una volta da adulti.

It – Chapter 2, infatti, inizia 27 anni dopo la fine del primo, dopo che i Perdenti hanno sconfitto IT, ma non l’hanno distrutto. It è una creatura antica, potente, pericolosa e soprattutto vendicativa. Dopo 27 anni riprende a terrorizzare Darry sapendo che, così facendo, attirerà di nuovo in città i bambini che l’avevano sconfitto. Per potersi vendicare.

Il secondo capitolo è molto più oscuro, violento e terrificante del primo. Questo perché i protagonisti non sono dei bambini, quindi spaventarli non è più così facile, e quindi il terrore è molto più profondo non solo a livello visivo, ma anche a livello psicologico.

Come più complessa è la trama, che si muove tra presente e passato per poter raccogliere tutti i pezzi del rituale necessario ad imprigionare IT. I nostri eroi, tuttavia, scopriranno la verità solo alla fine, una verità amara e al tempo stesso molto semplice.

Domenico Attianese

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