Una nuova scoperta sull’Altopiano della Gardetta, in provincia di Cuneo getta nuova luce sulla presenza di rettili preistorici sulle Alpi piemontesi. Grazie a un lavoro coordinato tra vari istituti, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, l’Istituto e Museo di Paleontologia dell’Università di Zurigo e le Università di Torino, Roma Sapienza e Genova, si è confermata l’eccezionale scoperta di tracce fossili in quest’area della Val Maira e la creazione di una nuova icnospecie preistorica: Isochirotherium gardettensis. Viene definita “icnospecie” una nuova entità zoologica individuata solo sulla base du una traccia (dal greco “ichnos“, traccia). L’articolo sulla nuova scoperta è stato appena pubblicato sulla rivista specializzata Peerj.
Tutto nasce da una tesi di geologia del 2008: il tesista Enrico Collio scoprì un’impronta durante un’uscita sull’Altopiano della Gardetta, a 2200 m. S.l.m. e poi, con i geologi Michele Piazza dell’Università di Genova e Heinz Furrer dell’Università di Zurigo, furono scoperte altre impronte lasciate negli antichi fondali fangosi lungo una linea di costa marina che rappresentava l’ambiente preistorico di 250 milioni di anni fa. La scoperta è di grande importanza per vari motivi: intanto si tratta di una nuova icnospecie mai scoperta in precedenza; in secondo luogo prova che anche dopo l’estinzione di massa del Permiano-Triassico, la più grande mai registrata, riuscirono a sopravvivere grandi rettili. Infatti, come afferma il paleontologo Marco Romano della Sapienza Università di Roma, si ipotizza che Isochirotherium gardettensis fosse una rettile arcosauriforme, simile a un coccodrillo della lunghezza stimata di 4 metri. Inoltre il collega Massimo Bernardi del MUSE, ha sottolineato l’importanza della scoperta inserita in un tempo e un luogo geologico che si ipotizzava fosse privo di grandi creature, a causa di condizioni inospitali che invece probabilmente non erano tali.
Daniele Capello