Investigatori contro la violenza sugli animali

Quelli di Essere Animali, a turno si prodigano improvvisandosi investigatori sotto copertura. Si infiltrano, anche facendosi assumere, in aziende dove si allevano animali e ci inviano notizie inenarrabili.
Uno degli attivisti, ribattezzatosi per l’occasione con il nome di Tiziano, per un mese ha fatto questa esperienza in un allevamento intensivo di polli e afferma “impossibile raccontare tutto quello che ho visto e vissuto
Ho ricevuto una sua email qualche settimana fa con un resoconto agghiacciante, e oggi ho ritenuto pubblicare alcuni contenuti, perché sempre più incessantemente tutte le specie di animali sono sotto tiro dall’uomo che si definisce “civile”.
Stiamo assistendo ad un conflitto tra animalisti e ambientalisti contro gli animalicidi, ossia i “cartesiani moderni”,  i quali in tutto il mondo fanno a gara a chi uccide di più ed è più bravo a farlo in modo cruento.

Circa 350 elefanti, piccoli e grandi, sono stati trovati morti, ancora non si conoscono le cause, in Botswana, da aggiungere agli immediatamente precedenti otto uccisi però dai bracconieri. Ha fatto il giro del mondo il brutale assassinio del cucciolo di cigno a Londra preso a calci da un “runner”. Ma cruenta è stata anche la vicenda dei teppisti inglesi che hanno colpito con dei mattoni le uova di una mamma cigno, morta poi di crepacuore per il dolore. E poi c’è il gattino ucciso, arrostito e sfacciatamente mangiato in una pubblica strada. Ma l’elenco sarebbe molto lungo.
Scrive Tiziano: “Cosa puoi immaginare più tenero di un cucciolo? Cosa c’è di più fragile e indifeso, e cosa associare meglio all’idea di tenerezza? Oggi ti scrivo per parlarti di allevamenti intensivi dove i  pulcini vivono in un vero e proprio inferno. In questi luoghi la parola d’ordine è velocità, ridurre le spese, aumentare i profitti. Così i  pulcini in pochi giorni diventano dei cuccioli dal corpo enorme, deformato, che anche un grande capannone riesce a malapena a contenere.
È stato il mese più difficile della mia vita, non lo nascondo.
Ogni mattino mi svegliavo prima dell’alba preparandomi a stare in contatto con la sofferenza degli animali e cercando il modo migliore di effettuare buone riprese con la telecamera nascosta senza farmi scoprire dai colleghi. La sera tornavo a casa stanco morto, avvolto ancora dall’odore pungente di quei capannoni e distrutto psicologicamente. Quello che ho passato, in fondo, è ben poca cosa rispetto a quanto provano ogni giorno quei poveri animali, almeno io la sera potevo uscire da quell’inferno e tornarmene a casa. Per loro invece non esiste uscita, non esiste un altro luogo che possono chiamare casa.
Tuttavia è stata, probabilmente, anche l’esperienza più importante che abbia mai vissuto perché grazie a questo estenuante lavoro, a contatto con l’orribile realtà di questi allevamenti intensivi, in cui vivono i polli da carne, quanto ho potuto filmare è stato diffuso sulla tv nazionale e vista da oltre 5 milioni di persone. Grazie a questo mese di lavoro,  abbiamo potuto smascherare una realtà che l’industria tiene ben nascosta e sensibilizzare milioni di persone.
Tutto questo dovrà cambiare, non credi?”
Certo e siamo in molti a crederlo.

Bruno Cimino

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