La vita degli atleti, professionisti e non, è inevitabilmente segnata da eventi traumatici, da cui spesso risulta difficile riprendersi. Gli infortuni sono infatti un ostacolo che può bollare in maniera indelebile non solo il corpo, ma anche la mente di chi fa sport. Talvolta infatti, pur in presenza di un pieno recupero fisico per cui le prestazioni potrebbero tornare a livello di eccellenza, è la mente il freno che impedisce di lasciarsi alle spalle lo shock. “Se tralasciamo di curare, o meglio, di prenderci cura della mente, commettiamo un errore fondamentale: monitorare lo stato emotivo di un atleta nella fase di recupero dovrebbe essere la regola nella condotta quotidiana. –spiega Paolo Valli, mental coach e fisioterapista-osteopata, che prosegue – La paura di farsi male nuovamente, la rabbia, la frustrazione vanno riconosciute e trattate al pari di un muscoloo di un’articolazione”.
Secondo il fisio mental coach ci sono però 5 passi fondamentali per ottenere un recupero mentale che vada di pari passo con quello fisico.
- Dai la giusta misura al problema
Tradotto: inquadra correttamente l’accaduto. Sappiamo che molti dei ritardi o degli insuccessi di un recupero sono dovuti a una non correttaclassificazione del problema fin dall’inizio. È necessario quindi chiedere il supporto di uno staff sanitario competente per un corretto quadro clinico. “Capire l’entità del trauma o della patologia consente una corretta programmazione sia del percorso terapeutico che dei tempi di recupero. Se si sbaglia in questa fase, si rischia non solo di peggiorare la situazione, ma anche di porsi degli obiettivi non congrui. Di pari passo vanno monitorate le reazioni emotive che, spesso, portano a sovradimensionare o a sottostimare il problema generando preoccupazione, frustrazione e senso di impotenza”, specifica Valli.
- Non vivere l’infortunio come un castigo
Il primo passo falso che molti commettono è quello di vedere l’infortunio come un castigo: l’infortunio fa parte degli accadimenti naturali nella storia di uno sportivo. Chi fa sport sa che a un certo punto qualcosa può capitare. È sicuramente più interessante ribaltare il concetto e chiedersi il perché sia capitato l’infortunio o si è arrivati a quella condizione. E la sfortuna non c’entra proprio niente. In quest’ottica, l’infortunio diventa un momento di riflessione sulla propriacondizione fisica e mentale e, di conseguenza, un’opportunità per migliorare quegli aspetti che ci hanno espostoad un maggior rischio. “È proprio durante il recupero dall’infortunio che molti sportivi imparano a conoscere meglio il proprio corpo e la propria mente, ad ascoltare le proprie sensazioni fisiche e mentali e a comprendere le motivazioni di quanto successo. È un momento in cui si ha la possibilità di prendersi cura di corpo e mente in maniera sostanziale, di dedicarsi a lavori mirati per ottimizzare i parametri di forza, resistenza, coordinazione, oltre che per stabilire un piano alimentare corretto. Tutto questo permette di ricominciare con un nuovo slancio e con nuove risorse”, aggiunge Valli.
- Non fermarti completamente, trova qualcosa di sostitutivo e mantieni alta la motivazione
Nella fase di recupero di un problema fisico è importante non fermarsi e scegliere, se è il caso, qualcosa che, in via transitoria, permetta di mantenere un buon livello fisico generale. Se per esempio non è possibile sollecitare il carico sulla gamba, si potrà andare in acqua e muoversi in assenza di peso; se non si può correre ci si può dedicare alla bici o al nuoto; se non si può sforzare il braccio,ci si potràconcentrare sulla parte inferiore del corpo, ecc. “Il fatto di non fermarsi nonostante l’infortunio consente di non far decadere i parametri cardio-respiratori, permette di sollecitare meno o in maniera diversa e congrua una struttura, aiuta a mantenere normali livelli metabolici e a continuare a produrre quelle sostanze (endorfine, neurotrasmettitori, mediatori chimici endogeni) in grado di regolare il dolore e anche il tono dell’umore utile a mantenere la giusta motivazione”. Mantenere alta la motivazione implica un processo fondamentale e strutturato. Per farlo, è fondamentale riprogrammare adeguatamente gli obiettivi e gli step del percorso di guarigione, oltre che anche di quello che verrà dopo la ripresa. “Un errore commesso sulla strutturazione degli obiettivi può portare all’insuccesso e al decadimento drastico della componente motivazionale”, sottolinea il fisio mental coach. Un altro modo per mantenere la giusta motivazione è quello, ad esempio, di mantenere i contatti con la squadra o il gruppo sportivo fin da subito, evitando l’isolamento o il sentirsi fuori posto. Si può farlo anche introducendo il prima possibile esercizi e tecniche sport-specifiche, che avvicinino in tempi rapidi all’idea del recupero della disciplina sportiva.
- Rispetta la gradualità
In questo è fondamentale, ancora una volta, il supporto dello staff medico e tecnico. Ma la persona ha un ruolo fondamentale. Secondo il fisiomentalcoach, “Gli esperti ti possono dare le giuste indicazioni che derivano dalle loro competenze, ma sei tu che senti il tuo corpo, la tua mente, le tue sensazioni e li guidi per declinare su di te in maniera corretta le loro regole. Non devi strafare pensando che se fai di più fai meglio. Così come non devi lasciarti andare al fare meno pensando di evitare rischi. Nel processo di recupero è necessario rispettare il criterio dell’esposizione graduale e misurata all’esercizio e alla tecnica: se fai troppo rischi, se fai troppo poco rallenti o non prepari adeguatamente le strutture. Serve la giusta misura”.
- Riprendi l’attività quando è il momento giusto
Il momento della scelta della ripresa è cruciale per lo sportivo. E non è affatto facile, nemmeno per gli esperti e per lo staff. Se è vero che stabilire e seguire il percorso di cura è un processo che può prevedere aggiustamenti e modifiche in itinere, decidere quando è il momento per rientrare in gara è tutt’altro che semplice. Di base è fondamentaleessere al cento per cento dal punto di vista fisico: forza, agilità, coordinazione, reattività sono fenomeni misurabili attraverso test o strumenti specifici e ci danno la misura del livello raggiunto. Ma da soli non bastano. “È importante che la testa sia pronta a riprendere la competizione e che tu sia ‘emotivamente’ pronto. Se coesistono stati d’animo come la paura di farsi nuovamente male o il non sentirsi all’altezza, se si sente l’incombenza pressante delle aspettative, proprie o dall’esterno, se la mente non è ben centrata e focalizzata ma si perde in congetture inutili, tutto questo costituisce un fattore critico e mina l’adeguata ripresa”.
Stefano Venditti