Immobiliare, la preferenza sulle località semicentrali e periferiche

Le persone scelgono nuovi luoghi per le loro abitazioni. Dalle analisi condotte dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa emerge che la ricerca di spazi esterni o di metrature più ampie, così come il ricorso importante allo smart working, hanno fatto valutare l’acquisto in località semicentrali e periferiche, in particolare in alcune grandi città.

Le scelte delle nuove abitazioni immobiliari subiscono un profondo cambiamento dovuto al Coronavirus. La pandemia influenza le preferenze abitative dei potenziali acquirenti. La situazione sociale ed economica in costante cambiamento emerge con chiarezza dalle analisi condotte dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa. «La ricerca di spazi esterni oppure di metrature più ampie, così come il ricorso importante allo smart working, hanno fatto valutare – si legge nel Rapporto – l’acquisto in località semicentrali e periferiche, in particolare in alcune grandi città. Nel primo semestre del 2020 le aree centrali hanno perso l’1,2%, quelle semicentrali lo 0,3% e quelle periferiche l’1,6%. Ma è opportuno valutare cosa è successo in alcune grandi città: a Milano, Napoli, Bari e Verona le zone periferiche hanno messo a segno una performance migliore rispetto alle aree centrali e semicentrali perché hanno attirato acquirenti grazie ai prezzi più competitivi e accessibili. In particolare a Milano e Napoli si sono messe in evidenze delle maggiori sofferenze in centro il cui trend molto positivo degli anni scorsi era dovuto soprattutto alla presenza di investitori che acquistavano con la finalità di realizzare acquisti con finalità ricettive». Il cambio di tipologia di abitazione influenza l’architettura che deve prevedere un nuovo modello di comfort della casa nel prossimo futuro.

I dati del settore

Un focus particolare è stato condotto per evidenziare la perdita del valore economico delle abitazioni che riguarda direttamente il settore immobiliare. Non possiamo dimenticare le crisi economiche che si sono succedute dal 2007 al 2020. «L’analisi del settore, basandosi su dieci anni, evidenzia – si legge nel Rapporto – una perdita economica degli immobili nelle zone centrali del 13,8% del loro valore, in quelle semicentrali del 29,8% mentre in quelle periferiche del 34,2%. La migliore performance è registrata nel centro di Firenze che, nell’arco temporale considerato, ha visto un aumento del 17,9%, seguito dal centro di Milano con un aumento del 12,9% e da quello di Verona con un aumento dell’1,9%. Gli immobili delle zone periferiche sono stati maggiormente penalizzati a Genova (-56,5%) e a Bari (-45,8%) dove si è fatta sentire la presenza di soluzioni spesso di tipologia popolare».

Francesco Fravolini

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