Il vero motivo per cui non si comunica più

Cosa separa le persone, il tempo o lo spazio? Se immaginiamo la tristezza di due amanti che abitano in continenti diversi, costretti a scriversi, a telefonarsi, per limitare la sofferenza causata da un distacco, ci accorgiamo che la distanza gioca un ruolo dominante sulla nostalgia, sulla tristezza, perfino sulla paura di non poter più incontrare chi si ama tanto. Tuttavia il genere di legame che abbiamo assorbito da questa società moderna, si avvale degli stessi mezzi che siamo costretti a considerare quando gli incontri fisici risultano impossibili. Paradossalmente evitiamo di comunicare con coloro che ci sono vicini in maniera diretta. Preferiamo inviare un messaggio o un vocale, perché perfino telefonare ci sembra un aspetto del dialogo meno comodo. L’essenzialità della comunicazione finisce nel baratro della messaggistica o della chat, tanto da modificare la stessa dimensione di realtà in qualcosa che vuol forse nutrire un’altra parte taciuta del nostro io. Sembra che nella sublimazione del dialogo vi sia un’intima idealizzazione degli altri. Abbiamo bisogno di vivere il dipinto delle persone e non la loro vera faccia. Ed ecco che, in questa trasformazione, a mutare è anche il tempo, un tempo dove è facilmente cancellata la cronologia dei momenti, dello scambio lento legato agli istanti, ai minuti, alle ore, alle giornate, agli anni. Il tempo si affida all’evanescente ed estemporaneo susseguirsi di battute che non trovano un vero e proprio gancio o un nesso col quotidiano. La sfera affettiva sembra aleggiare come una bolla che se inciampa nel presente di certo scoppia, svanisce. Dunque è lo spazio o è il tempo che separa le persone? Il tempo non può separare le persone, se non rilega una storia, se non porta con sé ricordi. Sono certamente meno soli i due amanti che vivono in continenti diversi, poiché conservano il desiderio di incontrarsi, quello stesso desiderio che al contrario è stato sostituito dal bisogno di trasformare noi stessi e gli altri. Lo scopo allora qual è? Forse sognare il mondo che non vogliamo ritrovare. O forse allontanare dalla propria mente il concetto di fine che caratterizza il senso delle cose pienamente vissute. Il nuovo modo di comunicare non è più felice, ma è più comodo, perché ci aiuta a dimenticare la perdita, l’abbandono, il rischio di invecchiare, di ammalarci. La verità è che la chat illude di essere al comando della vita, sognandola senza imprevisti e senza delusioni. Eppure quando i due amanti riusciranno ad incontrarsi, la loro gioia sarà uno dei momenti più intensi per cui era valsa la pena vivere, vivere insieme. E  poi, certo, anche soffrire. Perdersi. Morire.

 

Eleonora Giovannini

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