Il valore aggiunto dei riti del lavoro nella produzione aziendale

Relazioni con colleghi, cerimonie aziendali, viaggio per raggiungere l’ufficio sono comportamenti che favoriscono la socializzazione nel luogo di lavoro. Questi fattori, basilari per la produttività di un lavoratore, spesso non sono considerati in maniera opportuna dagli imprenditori

C’è un momento basilare per coinvolgere i colleghi di un’impresa nel proficuo scambio culturale e sociale, momento strategico dove è produttivo il confronto per conoscere limiti e risorse personali. Il lavoro occupa una parte importante nella vita di una persona conferendo dignità e passione, specialmente quando viene scelta la giusta dimensione operativa, dove è ancora possibile valorizzare la propria personalità. Questi fattori, basilari per la produttività di un lavoratore, spesso non sono considerati in maniera opportuna dagli imprenditori; la strada più semplice è preferire il rapido aggiustamento dei conti da destinare alle risorse umane, senza prestare la necessaria importanza alle motivazioni che spingono un lavoratore a scegliere un determinato settore. Questo coinvolgimento estremamente produttivo diventa assai complesso quando si devono compiere quotidianamente quei famosi riti del lavoro a cui nessuno può sfuggire: relazioni con colleghi, cerimonie aziendali, viaggio per raggiungere l’ufficio. Il rito del lavoro può diventare, a volte, un comportamento preoccupante per il lavoratore anche se i vantaggi possono sgombrare il campo da queste riflessioni. Le differenti filosofie di pensiero suggeriscono adeguate considerazioni per comprendere le diverse dinamiche. È utile menzionare per un’approfondita analisi Sigmund Freud il quale si occupò anche del rito, interpretandolo in chiave psicoanalitica quale modalità per esprimere le regole della società. Questo modus vivendi diventa costantemente materia di studio per conoscere le conseguenze che influenzano i lavoratori nella vita personale e nella produzione quotidiana. 

«Dalla mia esperienza ho potuto notare che in varie parti d’Italia cambiano culturalmente i modi di agire – commenta Luciano De Curtis, docente di portamento e comportamento, consulente nelle aziende per migliorare immagine, comunicazione, rapporti fra colleghi – pertanto ogni località conserva una sua propria identità. Chi abita nelle grandi città l’aspetto psicologico nel raggiungere il posto di lavoro è totalmente diverso da chi è pendolare. Una persona con un’abitazione in città si muove più rilassato potendo avere più tempo per la propria preparazione; un pendolare deve almeno svegliarsi e prepararsi due ore prima, quindi raggiunge il posto di lavoro con un maggiore stress e può provocare un negativo impegno e una comunicazione non positiva con i propri colleghi. I lavoratori sono introdotti in modo fotocopiato – prosegue Luciano De Curtis – senza nessun cambiamento all’interno dell’orario di lavoro, basterebbe una diagnosi per poter rivoluzionare lo standard degli orari con pause pranzo diverse; sarebbe interessante usufruire, ogni tanto, di servizi rilassanti e sportivi all’interno dell’azienda. Non è da sottovalutare l’abbigliamento. Alcune aziende mi hanno chiesto di consigliare lo stile, il portamento con cui devono porsi davanti a un cliente. Cambiare totalmente una persona è difficile ma con piccoli accorgimenti si può migliorare. Nelle aziende pubbliche il discorso cambia drasticamente».

Il sincero afflato tra lavoratori di un’impresa riesce a essere determinante nella qualità del lavoro da svolgere quotidianamente, riuscendo a incidere direttamente nel sociale. Deve essere sempre tenuta in debita considerazione la peculiarità squisitamente sociologica.  

«I riti del lavoro presentano il vantaggio – commenta Marco Cannavicci, psichiatra e psicoterapeuta – di creare fra i colleghi delle relazioni interpersonali basate non solo su argomenti connessi al lavoro ma anche su questioni personali, familiari e ricreative. Si tratta di attività di svago, di gioco o di socializzazione in ambienti extralavorativi, in grado di sviluppare tra le persone una relazione d’amicizia, di fiducia, di reciproca stima e rispetto. Attraverso la partecipazione a questi riti un collega viene visto come persona, viene trasformato in un amico, e lavorare a fianco di un amico è sicuramente più piacevole (per la persona) e favorevole (per l’azienda) che lavorare accanto a un collega di cui non si conosce nulla. Da sempre le grandi aziende hanno creato degli spazi dopolavoristici comuni per far incontrare le persone per come sono realmente nel quotidiano, con le loro famiglie e con i loro interessi. Dei riti del lavoro si percepiscono facilmente i vantaggi, mentre per quanto riguarda gli svantaggi, a fronte dei benefici che si ottengono, non appaiono – conclude Marco Cannavicci – in maniera significativa al punto da rinunciare a organizzare attività di gruppo, comuni, in ambito extralavorativo. All’interno di una organizzazione aziendale, per far funzionare al meglio il ritmo e la qualità del lavoro, è importante sviluppare tra i dipendenti delle buone relazioni interpersonali, comunicative ed empatiche. Difficilmente queste competenze si sviluppano in modo autonomo e naturale. Essere in un’azienda e in un gruppo di persone per 20 anni non comporta, in automatico, che si formino queste competenze».

Francesco Fravolini

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