Il torciglione di Perugia

Il torciglione o serpentone umbro, appartenente alla famiglia degli strudel, è un tipico dolce del centro Italia, ma trova grandissima diffusione soprattutto nella città di Perugia.

Prodotto tutto l’anno, viene esibito con orgoglio dalle pasticcerie del centro storico specialmente durante i mesi invernali, in prossimità delle feste natalizie o del carnevale; i suoi brillanti occhi rossi di ciliegia osservano maliziosamente i passanti dalle vetrine, mentre la sua simpatica linguetta (realizzata con mandorle e frutta secca), sembra quasi sussurrare: «Dai comprami, sono in vendita!».

Non particolarmente difficile da realizzare in casa, il prezzo di acquisto può superare anche i venti euro (essendo interamente realizzato con pasta di mandorle aromatizzata al limone), ma il suo sapore ed il suo eccentrico ed entusiasmante aspetto “artistico” valgono decisamente la spesa.

Nonostante a causa dei suoi ingredienti venga spesso considerato un dolce invernale, magari da assaporare accompagnato da un buon bicchiere di vino dolce, esso è invece, come da tradizione, connesso alla festa di Sant’Anatolia (10 luglio).

La sua complessa forma a spirale torta rimanda, infatti, all’iconologia cristiana e al martirio della giovane Anatolia avvenuto nel 249 d.C.

Si racconta che la donna venne chiusa in un sacco pieno di serpi velenose, ma quando il mattino seguente venne aperto dai suoi «carnefici», fu miracolosamente ritrovata «sana e salva».

Anatolia, proprio come la Vergine Maria, era riuscita a schiacciare il serpente del male (allegoria di Satana) e non è un caso se, ancora oggi, il dolce viene donato in segno di riappacificazione dopo un litigio turbolento.

Roma, tuttavia, ne rivendica l’invenzione: quando, infatti, nel 293 a.C scoppiò un’epidemia che decimò la popolazione, i libri sibillini suggerirono di rivolgersi al dio della medicina Esculapio e di rubare il serpente sacro che ne era il simbolo.

«L’animale venne caricato su una nave che ritornò a Roma», ma all’altezza dell’isola Tiberina, il magico rettile si lanciò nel fiume sottraendosi alla vista di tutti.

Intimoriti gli abitanti di Roma iniziarono allora a cuocere focacce a forma di serpente per offrirle al dio in segno di pace, affinché vegliasse in eterno sulla salute dei cittadini. Un dolce senza tempo dall’oscura origine che, tuttavia, è in grado ancora oggi di incantare i passanti con i suoi vivaci colori e i suoi intensi profumi.

 

Ambra Belloni

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