Il tilacino. Qualche informazione su un animale irrimediabilmente scomparso

Nel 1936 è morto l’ultimo esemplare di tilacino nello zoo di Hobart in Tasmania. Prova che il pericolo di estinzione può essere quanto mai ancora vivo e presente in epoca contemporanea.

Il tilacino era un animale caratteristico del continente oceanico. Inizialmente era diffuso, oltre che in Tasmania anche in Australia, dove si è estinto circa 2000 anni fa, probabilmente a causa di una sua intensa caccia ad opera degli aborigeni, forse per fini alimentari. L’arrivo dei colonizzatori europei inflisse un nuovo durissimo colpo alla specie, basti pensare che nel 1886 il governo australiano, considerandolo pericoloso per il bestiame,
offrì una ricompensa per ogni esemplare abbattuto. Questo fu solo un incentivo ad una pratica di caccia spietata che aveva colpito il tilacino fin dall’arrivo dei primi coloni. Non ha bisogno di commenti il fatto che la specie venne dichiarata protetta dallo stato solo nel 1936, lo stesso anno in cui è morto il suo ultimo esemplare.
Di questo animale sappiamo pochissimo e lo studio dei resti di differenti tilacini per fini scientifici riesce solo in parte a colmare le informazioni lacunose che ci pervengono dal passato. La scarsità e spesso anche la
contraddittorietà che caratterizza le informazioni in nostro possesso sono dovute sia al fatto che sono state raccolte in un’epoca in cui la ricerca scientifica mancava di quel rigore e di quella sistematicità che ha oggi,
sia al fatto che provengono da una società che non era ancora dotata di sensibilità in materia di ambiente e biodiversità.
Oltre a tilacino era noto anche con il nome di “tigre della Tasmania” o “lupo marsupiale”. Aveva infatti un muso simile a quello dei cani e una sacca come quella dei canguri in cui poter contenere i cuccioli.
Inoltre era caratterizzato da un manto raso e striato, da cui l’accostamento con la tigre e, sempre come i canguri, era dotato di una coda lunga e resistente. La sua andatura pare fosse piuttosto goffa e non gli permettesse di raggiungere un’alta velocità.
Poco sappiamo delle sue abitudini alimentari se non che era un carnivoro e probabilmente si cibava di piccoli animali. Altrettanto scarse solo le informazioni riguardo il suo stile di vita. Pare fosse un animale notturno che durante il giorno si rifugiava in tane poste in zone sopraelevate per poi scendere nottetempo a cacciare in aree pianeggianti. Non sappiamo se in natura vivesse in branco o meno, comunque gli ultimi esemplari presenti
negli zoo hanno dimostrato una buona capacità di vita in comune. La tradizione popolare dell’epoca lo descrive come un animale feroce e pericoloso, probabilmente suggestionata dalla sua particolare capacità di spalancare le fauci fino a 120 gradi che gli conferiva un aspetto vorace. In realtà le poche immagini che ci pervengono di esso, unite a studi scientifici fatti sugli ultimi esemplari presenti negli zoo, ci mostrano una creatura schiva e timida, tanto che nel momento della cattura pare che non opponesse resistenza e andasse incontro ad alte probabilità di morte a causa dello shock subito.
Il tilacino è l’ennesimo caso eclatante di estinzione dovuta all’accanimento dell’uomo contro una specie.
Questo è infatti solo l’ultimo di una lunga serie di creature scomparse. Da ricordarsi a riguardo anche il tristemente noto caso del piccolo e innocuo dodo nell’isola di Mauritius, estintosi nel XVII secolo come
conseguenza della superficialità dei colonizzatori europei.

Glenda Oddi

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