Quando si lascia un culto, un aiuto concreto può fare la differenza
Lasciare un culto ad alto controllo come quello dei Testimoni di Geova può essere un’esperienza estremamente traumatica e difficile. Chi decide di allontanarsi si trova improvvisamente privo di una comunità di riferimento e di un sistema di valori condiviso. Spesso deve affrontare l’ostilità e l’esclusione da parte di amici e familiari. Inoltre, non ha sviluppato le competenze necessarie per integrarsi nella società esterna.
Proprio per fornire un supporto concreto a chi si trova in questa situazione difficile, un gruppo di ex Testimoni di Geova, negli Stati Uniti, ha fondato l’associazione “Liberati”, con l’intento di aiutare chi lascia il culto ad affrontare sia le difficoltà pratiche che quelle emotive. “Liberati” raccoglie donazioni per fornire un primo aiuto economico a chi si ritrova senza mezzi di sussistenza. Ad esempio, è stato raccolto denaro per permettere ad un giovane cacciato di casa dai genitori Testimoni di acquistare un’auto e pagare l’affitto. L’associazione mette anche in contatto chi ha bisogno con persone disposte ad offrire alloggio o lavoro. Particolarmente difficile è la situazione di chi lascia dopo aver servito a tempo pieno nell’organizzazione geovista, come i beteliti che non hanno alcuna esperienza nel mondo del lavoro esterno (“Betel” è il nome che i Testimoni danno a ogni loro sede nazionale che gestisce l’attività religiosa nel proprio paese, “betelita” è chi lavora alla Betel).
Oltre al supporto materiale, “Liberati” vuole essere un punto di riferimento emotivo. Organizza incontri online in cui chi ha vissuto l’uscita dal culto può condividere le proprie esperienze e sentirsi compreso e dà la possibilità di parlare al telefono con volontari che sanno come si sente chi sta affrontando questo trauma. E’ fondamentale, per chi compie questo percorso di fuoriuscita, poter contare su persone che camprendano bene la situazione, in quanto spesso persone esterne per quanto competenti o ben motivate non riescono ad empatizzare del tutto, non avendo avuto esperienza diretta delle complicate dinamiche religiose interne.
L’obiettivo dell’associazione è fare in modo che lasciare il culto non sia un’esperienza dolorosa e isolante. Chi ha già compiuto questo passo può tendere una mano a chi si appresta a farlo, fornendo sostegno morale ed economico. Per l’associazione è importante che chi decide di dissociarsi non debba affrontare da solo l’ignoto, ma trovi subito una comunità accogliente.
Iniziative come “Liberati” sono fondamentali per aiutare chi lascia un culto a ricostruirsi una vita. La condivisione e la solidarietà pratica possono attenuare il trauma e aprire la strada verso una nuova esistenza libera e felice. L’Italia, come molti altri paesi, ha visto negli ultimi anni un proliferare di gruppi religiosi discutibili e di improvvisati guru. Questi gruppi possono esercitare un forte controllo sulla vita dei loro adepti, portandoli a isolarsi da amici e familiari, a compromettere la propria stabilità economica e sociale, fino a subire un trauma emotivo considerevole nel processo di fuoriuscita. In una società come la nostra, dove la libertà religiosa è garantita, ma le dinamiche di persuasione e controllo possono essere subdole, un servizio di supporto simile a “Liberati” potrebbe essere estremamente prezioso.
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