Il ritorno del Cavallo di Przewalski in natura

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Il tema delle reintroduzioni in natura è foriero di dibattiti e perplessità a volte legittimi. Certi progetti, a volte bizzarri, riguardanti animali estinti in luoghi che hanno perso l’habitat originario o in cui la specie non è mai stata presente, sono finiti col fallimento dello stesso o con problematiche inattese. Altri progetti invece riescono a funzionare, con nel caso dei Gipeti sulle Alpi (https://www.fulldassi.it/ornitologia-gipeto-reintroduzione/). 

È il caso anche del Cavallo di Przewalski (Equus ferus przewalskii), l’unico equide selvatico ancora esistente, estinto però in natura. Era fortunatamente presente invece in diversi giardini zoologici (altro tema che causa diversi dibattiti), che hanno avviato un importante progetto di selezione per la reintroduzione di alcuni individui in natura: nei primi decenni dello scorso secolo però le difficoltà della riproduzione in cattività aveva portato ad avere solo 12 individui presenti nei vari zoo del mondo negli anni ‘50, poi fortunatamente si hanno avuti i primi risultati. Nel 1985 la Cina ha iniziato a reinserire i primi 24 cavalli nella riserva naturale di Kalamaili, nello Xinjang, in cui è stato poi istituito il Centro di ricerca dedicato: all’ultimo conteggio del 2024 il branco conta 146 animali. Negli anni ’90 un progetto analogo è stato avviato anche in Mongolia, altra terra di origine della specie, e poi in altre zone asiatiche e dell’Europa orientale. 

Rispetto agli individui domestici presenta struttura più tozza e dimensioni ridotte (meno di 150 cm al garrese). Il mantello tende al marrone con pelo corto e zampe debolmente striate. La differenza principale è a livello genetico: possiede infatti 33 coppie di cromosomi invece dei 32 delle varietà domestiche. Non è chiaro però se il Przewalski sia mai stato addomesticato: sicuramente la sua estinzione negli anni ’60 è dovuta a caccia, prelievo di animali in natura e alcuni inverni rigidi che hanno cancellato una popolazione già molto rarefatta.

Per approfondire:

Daniele Capello

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