Il Proteo, anfibio di grotta

Le grotte sono ambienti molto particolari, a causa delle condizioni di vita decisamente difficili. Esistono tuttavia diverse specie animali che si sono adattate a questi luoghi inospitali. Uno di questi è il Proteo (Proteus anguinus), un anfibio evolutosi proprio per l’ambiente ipogeo delle caverne.

Il Proteo appartiene all’Ordine degli Urodeli, anfibi sprovvisti di coda: difatti, il suo aspetto è simile a quello di salamandre e tritoni, dai quali si differenzia, però, per la pelle completamente bianca, a causa della totale depigmentazione della cute, dovuta alla vita condotta lontano dai raggi solari.

Questo anfibio mantiene comunque la capacità di produrre melanina e i giovani sono colorati, così come gli individui della ssp. P. a. parkelj, presente in Slovenia che ha la pelle scura.

Altri caratteri peculiari di questa specie sono il legame totale con l’ambiente acquatico, unico caso tra gli anfibi che hanno generalmente una fase terrestre più o meno prolungata e il mantenimento delle caratteristiche larvali, come le branchie, anche allo stadio adulto (Neotenia).

Essendo un abitatore delle grotte, il Proteo ha perso completamente la vista, sviluppando al contempo gli altri sensi e sfruttando una serie di fotorecettori, elettrocettori e chemiorecettori distribuiti lungo il suo corpo.

Le sue dimensioni variano dai 20 ai 40 cm di lunghezza, il corpo è anguilliforme e le zampe sono molto corte.

Si nutre pochissimo ed è in grado di restare a digiuno anche per anni.

Il Proteo ha una distribuzione molto limitata, risultando presente nelle aree carsiche del Friuli Venezia-Giulia e della Slovenia, in Croazia e Bosnia ed è perciò considerato Vulnerabile (VU) nella Lista Rossa IUCN.

Daniele Capello

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