Il mistero di Emanuela Orlandi

by Bruno Cimino
Dopo quasi quarant’anni periodicamente vediamo affissi per le strade di Roma manifesti
disperati con la foto di Emanuela Orlandi.
Non ci si smette di chiedere: “Se è scomparsa per tenere nascosto un segreto del Vaticano”,
oppure “Se è scomparsa per motivi di terrorismo internazionale”; addirittura: “Se è scomparsa
perché vittima di un gioco di potere”, non ultimo: “Se è scomparsa per mano della banda della
Magliana”.
La sparizione di Emanuela Orlandi è avvenuta a Roma il 22 giugno 1983, aveva appena 15
anni. È una storia inquietante per vari motivi. Il primo che viene in mente è che si va avanti
come se nulla fosse successo permettendo che una così aberrante atrocità che ha scaraventato
i suoi familiari in un dolore senza fine rimanga segregata nel mistero e dunque impunita.
Fior fiore di giornalisti, non solo italiani, hanno seguito il caso e scritto centinaia di articoli.
Sono stati prodotti documentari, imbanditi processi nei bar, dal parrucchiere e sotto gli
ombrelloni, seguite piste indirizzate da megalomani e faccendieri sempre svelatesi false. Sono
stati coinvolti, come eventuali responsabili, dei criminali che poi sono assurti a celebrità con
un apposito film e un serial TV ma, come sappiamo, tutto ha portato ad un nulla di fatto.
La storia ci insegna che lo Stato, quando vuole, aguzza la vista e gonfia i muscoli per
raggiungere obiettivi, di qualunque genere, che gli stanno a cuore; sappiamo inoltre che il
Vaticano (chiamato in causa) dovrebbe tenere un’etica e rispondere ai dettami biblici che
impegnano il cristiano a “non dire false testimonianze”, ma leggiamo opinioni barcamenanti.
Giovanni di Betsaida e Ghandi non hanno forse insegnato che “la verità ci rende liberi?”.
Abbiamo frainteso? Intendiamoci noi, allora.
Tra insabbiamenti e depistaggi, dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, si sono succeduti Papa
Wojtyla, Papa Benedetto XVI e Papa Bergoglio; abbiamo avuto ben 19 legislature con trenta
governi (l’attuale si è appena insediato); di presidenti della Repubblica ne contiamo sei. Della
banda della Magliana rimane solo un brutto ricordo.
Volendo possiamo anche rilevare che ogni giorno scompaiono nel nulla circa cinquanta
persone e che non si è mai saputo della fine che hanno fatto Ettore Majorana, Mauro De
Mauro, Angela Celentano, Ylenia Carrisi, Mirella Gregori, Denise Pipitone, Roberta Ragusa,
tanto per citare alcuni tra quelli di cui le cronache si sono maggiormente interessate.
Il cittadino comune, quello che si alza la mattina per recarsi al lavoro e torna a casa la sera,
avrà pure il diritto di chiedersi, vedendo periodicamente questi manifesti affissi, se è normale
insabbiare fatti simili. E per difendere chi e che cosa di così immensamente intoccabile.
Ma, come si dice: “Non importa quanto terrai un segreto nascosto perché prima o poi la verità
verrà fuori”. E parafrasando Matteo e Luca saranno “Pianti e stridor di denti”.
D’altronde le cose che non si fanno non si sanno.

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