Il giardino di Ninfa

«Ecco Ninfa, ecco le rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace sepolta sotto edera foltissima. In verità questa località è più graziosa della stessa Pompei»

Così il viaggiatore tedesco Ferdinand Gregorovius in Passeggiate romane descriveva l’antica città di Ninfa, i cui giardini rappresentano oggi uno dei maggiori “monumenti naturali” del territorio che si estende tra Cisterna di Latina e Sermoneta.

I romani consideravano sacre le acque che vi scorrevano nelle vicinanze e Gelasio Caetani, nel 1921, decise di ricreare un meraviglioso giardino all’inglese proprio nell’area che un tempo ospitava l’antica città (il cui nome sembrerebbe derivare da un tempio di età classica dedicato, appunto, alle Ninfe). Oggi il giardino di Ninfa è considerato tra i primi dieci giardini più belli del mondo e, sotto la gestione della fondazione Roffredo Caetani, è aperto alle visite guidate del pubblico solo in determinati periodi dell’anno.

Nonostante l’avanzare del tempo, durante la visita, è ancora possibile ammirare alcuni ruderi delle chiese, delle mura, dei mulini, dei ponti, degli ospedali e delle oltre centocinquanta case che un tempo caratterizzavano l’amena cittadella.

Il giardino ospita, invece, nei suoi otto ettari migliaia di piante ed è attraversato da ruscelli, torrenti di irrigazione e dal fiume Ninfa. Per ogni pianta è stato appositamente ricreato un habitat naturale idoneo, attraverso la predisposizione di terreni con pH diversi adatti alla specie di appartenenza: dal noce americano all’acero giapponese, dai bambù cinesi al faggio rosso, passando per meli ornamentali, ciliegi penduli e magnolie stellate. Impossibili non restare poi incantati dal viale delle rose e delle lavande o dal ponte romano che in primavera si colora di profumati gelsomini e gigli.

Fonte di ispirazione per tanti artisti e letterati, da Gabriele D’Annunzio a Virginia Woolf, Ninfa è stato definito dal New York Times come «il giardino più romantico del mondo», un luogo che lascia la sua impronta nel cuore e che merita di essere visitato almeno una volta nella vita.

Ambra Belloni

Articoli simili

I codirossi italiani

Il Pettirosso

La zucca, simbolo di Halloween