Uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
by Bruno Cimino
Massimo Dapporto, Antonello Fassari, saranno i protagonisti, dal 6 al 17 dicembre al Teatro Ambra Jovinelli di IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA di Eugène-Marin Labiche. Uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah. Il delitto di Via dell’Orsina è uno degli atti unici più conosciuti di un gigante della drammaturgia come Eugène Labiche, padre nobile del vaudeville, talento prolifico e sopraffino capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia. In scena con Massimo Dapporto, Antonello Fassari: Susanna Marcomeni e con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Christian Pradella.
TRAMA
Due uomini, un ricco nobile ed elegante, Massimo Dapporto, e un proletario rozzo e volgare, Antonello Fassari, si risvegliano nello stesso letto, hanno le mani sporche, le tasche piene di carbone e non ricordano nulla di quanto accaduto la notte precedente. Quando dal giornale apprendono della morte di una giovane carbonaia si convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio. Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze, non resta che far sparire ogni prova.
Estratti di rassegna stampa
Così una commedia come questa di Eugéne Lebiche trova, più che una pura regia, una versione completa perfetta: traduzione, parziale riscrittura, aggiunta di due personaggi, due camerieri, inserto di canzoni per l’occasione composte: Shammah non è esclusivamente regista, qui, ma regista drammaturgo […] Ma non fa la morale, fa teatro, che è svelamento per incanto, e teatro comico, che è il sorriso integratore della conoscenza. E trova, in questa versione Shammah, una sua rappresentazione ideale. Utile, necessaria a tutti noi che viviamo nel semibuio da tanto tempo, e a cui il teatro può ridare luce, dal buio. (Roberto Mussapi, Avvenire).
Una superba prova attoriale del duo Dapporto-Fassari che sbeffeggia con estrema serietà la borghesia perbenista e conformista che Eugene Labiche collocò nella Francia dell’Ottocento e che Andrée Ruth Shammah, sposta nell’Italia del primo Dopoguerra. (Antonio Sanfrancesco, Famiglia Cristiana).
Senza forzature e appesantimenti ideologici, ma mettendo al centro, come sempre nei suoi lavori, il piacere del teatro, Andrée Ruth Shammah è riuscita a fare in modo che dietro, e dentro, il sorriso risuonassero anche note amare, e persino un po’ inquietanti. (Rinaldo Vignati, Cultweek).