In piena crisi delle sale cinematografiche, il nuovo decreto finestre, firmato dal Ministro della cultura Franceschini, reintroduce l’obbligo di uscita in sala per i film che ricevono contributi dallo Stato.
Ora, i film potranno approdare sulle piattaforme streaming e in televisione, dopo trenta giorni dalla prima proiezione al cinema.
“In questa fase di ripartenza – dice Franceschini – è fondamentale sostenere le sale cinematografiche e allo stesso tempo riequilibrare le regole per evitare che il cinema italiano sia penalizzato rispetto a quello internazionale“.
Nello specifico, sino al 31 dicembre 2021, i film potranno essere distribuiti in piattaforma, dopo 30 giorni dall’uscita in sala, fermo restando la validità degli accordi che gli operatori hanno siglato con le piattaforme prima del 2 maggio 2021, periodo della chiusura dei cinema, che vedeva temporaneamente sospeso l’obbligo di uscita in sala.
Il provvedimento, concepito per aiutare i cinema e per evitare che il cinema italiano sia penalizzato, viene contestato dall’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) che lo ritiene “inaccettabile”.
Un provvedimento, spiega il presidente Mario Lorini, “che intende porre un equilibrio fra i film italiani e quelli internazionali, dimenticando però che in sala sono pianificati, per i primi mesi e salvo occasionali eccezioni, solo film di produzione straniera – denunciano gli esercenti – mentre i titoli nazionali, sostenuti con ingenti investimenti del Ministero, si concentrano con l’uscita in sala in pochi mesi l’anno. Se di riequilibrio si deve parlare, allora da giugno che il Ministro proceda con provvedimenti per portare in sala i film italiani, così come pianificato con quelli internazionali“.
Il presidente ANEC, Mario Lorini, controbatte come, la durata fino al 31 dicembre 2021 avrebbe avuto un senso fino a fine agosto, per poi fare un bilancio dei mesi passati e valutare come muoversi.
L’obiettivo dovrebbe essere la ripartenza immediata, per poi trovare il giusto equilibrio, affinché ci sia una competizione sostenibile con le piattaforme.
Ciò che si domanda Lorini, è perché non escono tutte le produzioni italiane già pronte, che, tra l’altro, potrebbero sfruttare anche gli incentivi del P&A all’80%. Questa misura dovrebbe riequilibrare le regole, per evitare che il cinema italiano sia penalizzato, ma i film italiani in uscita fino ad agosto sono molto pochi.
A fronte dei 30 giorni, qual è il beneficio dell’esercizio?
Questo provvedimento è stato fatto per sostenere le sale, ma non c’è l’obbligo di portare i film al cinema. Senza contare che gli esercenti potrebbero non accettare di proiettare film che usciranno in piattaforma dopo soli 30 giorni.
Dinanzi a scelte gestionali così delicate, restano dubbi sulla loro efficacia, nel frattempo, non resta che approfittare di un buon film.
Marino Ceci