Il corpo “aumentato”, come la tecnologia potrebbe modificare l’uomo

La tecnologia raggiunge sempre nuove frontiere, l’ultima coinvolge il corpo umano e serve per “aumentarlo”. Ai nostri apparati naturali si aggiungeranno dunque elementi tecnologici extra, come ad esempio, dita ed arti in più. Si è pensato che questi potrebbero essere utili a particolari figure professionali, come, soldati, chirurghi o operai.

Di recente, è stato messo in atto dall’University College di Londra (UCL) un esperimento, proprio per vedere gli effetti sul cervello di un corpo “aumentato”, attraverso l’aggiunta di un pollice robotico.

I risultati hanno, ancora per una volta, dato prova della straordinaria capacità adattiva della mente umana: la risonanza magnetica ha dimostrato che, una volta aggiunto l’arto, si modifica la percezione del corpo, per includerlo, e una volta rimosso, torna allo stato di partenza.

I movimenti si modificano, quindi, in modo naturale e le persone, dopo diverse ore di utilizzo, arrivano a percepire l’arto aggiunto come parte integrante del proprio corpo.

Il campo d’indagine è in pieno sviluppo, soprattutto perché in relazione alle più avanzate ricerche legate alla produzione di protesi ortopediche.

Esistono dunque due differenti possibili tipi di impiego: uno legato al recupero di funzionalità perse (si pensi alle conseguenze di un ictus, per esempio), l’altro per l’aumento delle prestazioni del corpo umano. Quest’ultimo ambito può avere applicazioni anche molto importanti, per esempio, aiutare un chirurgo negli interventi o creare soldati con maggiori capacità corporee oppure sbocchi più futili, per esempio, creare dei super chitarristi.

Glenda Oddi

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