IL CONFLITTO RUSSIA–UCRAINA E’ VICINO? COINVOLGE SOLO QUESTI DUE STATI?

La Russia ha reclutato nelle ultime settimane circa 135 mila soldati ai confini con l’Ucraina e nelle aree occupate. Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha lanciato l’allarme: l’aggressione russa all’Ucraina potrebbe avvenire in qualsiasi momento e potrebbe coinvolgere bombe e missili: «È probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici che potrebbero ovviamente uccidere i civili».

Molti analisti ed esperti ritengono quella in corso “solo” una guerra di parole, un “bluff” per rafforzare le pretese avanzate all’occidente.  Eppure le ambasciate di Regno Unito, Corea del Sud, Israele, Lettonia, Estonia, Stati Uniti, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Giappone e Italia hanno invitato i loro civili a lasciare immediatamente Kiev causa sicurezza. E l’ipotesi di un’invasione, dopo un momento di distensione che nei giorni scorsi aveva fatto intravedere uno spiraglio per il lavoro di diplomazie e negoziati, torna a prospettarsi.

Le origini della crisi russo-ucraina

L’Ucraina, i cui attuali confini sono relativamente giovani, è un Paese dalla storia eterogenea e complessa. Benché nel Paese la lingua ufficiale è l’ucraino, la maggior parte della popolazione è bilingue e nelle zone a sud-est, il russo continua a essere la prima lingua.

Qui è radicata la chiesa ortodossa, a conferma della comunanza di valori con la Russia. Repubblica dell’ex Unione Sovietica dal 1923 fino al 1991, l’Ucraina era il “granaio dell’URSS”. Dall’indipendenza nel ’91, in poi i suoi rapporti con Mosca sono stati più o meno complessi a seconda dell’alternarsi di governi più filo-russi o più vicini all’Occidente. Si fanno strada le divisioni interne.

Nel 2014 scoppia quella la “crisi di Crimea”. La popolazione della penisola di Crimea, ceduta all’Ucraina per questioni di politica interna, è per maggioranza di etnia russa, Vladimir Putin risponde annettendo la Crimea e incoraggiando la rivolta dei separatisti filorussi nella parte sud orientale del Paese. Un referendum organizzato dal governo locale crimeo vede l’opzione indipendentista vincere con più del 95% dei voti: Unione europea, Stati Uniti e altri 71 Paesi dell’Onu – al contrario della Russia – non ne hanno mai accettato l’esito, ritenendolo in violazione del diritto internazionale e della Costituzione dell’Ucraina.

Nel Mar Nero, nel porto di Sebastopoli in Crimea, è in corso un’esercitazione su larga scala, con più di 30 navi della marina russa. L’Ucraina protesta ma il Cremlino spiega di volersi tutelare da un allargamento della Nato ad est.

Dopo il collasso dell’Urss, l’espansione della Nato ha incluso anche Paesi che la Russia storicamente considera parte della sua sfera di influenza.

Putin infatti rivendica apertamente il «diritto storico» di Mosca su Kiev e parla di Russia e Ucraina come «una nazione».

Conflitto o solo un bluff?

I soldati schierati da Mosca la circondano ora su tre lati e ha ora in campo forze sufficienti almeno per conquistare il Donbass ma non abbastanza per l’invasione dell’intero Paese.

Il sospetto, da più parti, è che Putin stia di fatto bluffando per alzare la posta con l’Occidente per il suo lungo elenco di richieste che vanno oltre l’Ucraina. Il numero di vittime di una guerra, anche tra i civili, è potenzialmente molto elevato e lo stesso popolo russo non sarebbe favorevole al conflitto: a detta del New York Times, potrebbe portare fino a 50 mila morti tra i civili e 33 mila tra i soldati. Gli Stati Uniti hanno parlato di sanzioni in caso di invasione dell’Ucraina, che a sua volta ne ha chiesto invece di preventive.  

Qual è la posizione della Russia?

Nel 2021 la Russia ha presentato agli USA una lista di richieste: la Nato, per Mosca, deve fermare la sua espansione verso est, negare l’adesione all’Ucraina e annullare il dispiegamento di truppe nel blocco dai dell’Europa orientale uniti dopo il 1997. Ultimatum rigettati da Usa e Nato e definiti «un tentativo non solo di assicurarsi l’interesse in Ucraina, ma essenzialmente di riconsiderare l’architettura di sicurezza in Europa».

Gli Stati Uniti e l’Europa hanno «ignorato» le richieste della Russia sulla sicurezza.

Cosa dice l’Europa?

L’ambasciatore Ettore Sequi, segretario generale della Farnesina, richiede «fermezza sui principi ma apertura e disponibilità al dialogo con Mosca. Riteniamo che ci sia spazio per la diplomazia. La posizione comune è di rimanere fermi sui principi dell’integrità territoriale dell’Ucraina e del suo diritto di determinare il proprio destino in termini anche di alleanze, ma allo stesso tempo vogliamo mantenere la porta aperta al dialogo con la Russia», dice Sequi. Nelle scorse settimane i negoziati, definiti «non semplici», hanno visto un nulla di fatto nei colloqui di Parigi tra i consiglieri politici di Russia, Ucraina, Francia e Germania.

Dalla Germania è arrivato l’avvertimento sulle possibili sanzioni alla Russia, che coinvolgerebbero anche Nord Stream 2, il gasdotto che trasporta il gas naturale dai giacimenti russi alla costa tedesca: 1230 km sotto il Mar Baltico, è il più lungo gasdotto del mondo pensato per potenziare il gas già fornito dalla Russia all’Europa e raddoppiare il tracciato del già esistente Nord Stream, parallelo al nuovo progetto.  Completato a fine 2021, non è ancora in funzione. Osteggiato dagli Usa da sempre e voluto da Germania e Russia, il suo percorso evita gli Stati baltici, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, l’Ucraina e la Bielorussia, spuntando loro le armi nelle negoziazioni con Mosca.

D’altro canto, il 40% del gas europeo arriva da Mosca: la Russia vuole dimostrarsi un interlocutore commerciale affidabile, ma se dovessero arrivare le sanzioni Nato potrebbe minacciare una riduzione delle forniture che avrebbe un impatto diretto sull’Europa.

Dopo Euromaidan, l’Ucraina diviene più vicina all’Europa. L’attuale presidente Zelensky, eletto nel 2019, è vicino all’Occidente. E’ in corso la preparazione di un robusto pacchetto di sanzioni che andrebbe applicato rapidamente in caso di ulteriore aggressione militare dell’Ucraina da parte della Russia, dicono dalla Commissione europea.

E si è parlato anche, a proposito di gas, «della partnership Ue-Usa sulla sicurezza energetica» e dei passi da fare «in caso di interruzione delle forniture per l’Europa».

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