Papà e mamme, zii e nonni d’Italia hanno speso 3,5 miliardi di euro per rendere felici i propri figli e nipoti nel 2018. Numeri che sembra si manterranno in crescita anche per l’anno in corso e quelli a seguire. Ce lo racconta l’ultimo studio di mercato condotto da Doxa sul business che ruota attorno a bambini e ragazzi dai 3 ai 13 anni.
Calo delle nascite, mancanza di lavoro non intaccano il settore giochi e videogiochi e di riflesso vanno bene i comparti di edicola e cartolibreria ma anche cinema e libreria così come è positiva la presenza all’interno dei parchi divertimento.
Gli evergreen restano i giocattoli che da soli valgono all’incirca la metà dell’intero fatturato con le “bambole” in prima linea tra cui la Barbie® che ha da poco compiuto il suo sessantesimo compleanno. Il settore che registra un vero balzo in avanti è però quello del videogame che abbraccia 3,5 milioni di giovani appassionati ma arriva a quota 17 milioni con l’appoggio dei gamer fino ai 64 anni di età.
La fotografia è dunque che in Italia “si fanno meno bambini ma si curano di più”. Ma davvero la cura dei propri figli è direttamente proporzionale al denaro speso per lo shopping? É corretto alimentare la parte consumistica dei più piccoli e stare al gioco di commercianti e pubblicitari? L’effetto del consumismo sui bambini influisce negativamente sul loro sviluppo psichico e relazionale: i neuropsichiatri avvertono sulle conseguenze che la preoccupazione del possesso e le pressioni commerciali approntano alla psiche. Effetti disturbanti che si creano quanto più ci si allontana dalla natura umana e dai pochi fondamentali bisogni con cui tutti nasciamo, in ogni luogo e in ogni tempo. La formula “meno oggetti più affetti” espressa in una guida al consumo critico di alcuni anni fa diventa allora un buono slogan anche per la Giornata Internazionale della Felicità del 20 marzo. Celebrazione istituita dall’Onu nel 2012 <<consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone>>.
Stefania Fazio