Il capitolo finale della saga degli X-Men si rivela più deludente del previsto

 “X-Men: Dark Phoenix”, scritto e diretto da Simon Kingberg, è il dodicesimo capitolo dell’universo cinematografico dei supereroi mutanti, sequel di “X-Men: Apocalisse” nonché ultima pellicola che va a concludere definitivamente la saga.
In quest’ultimo film assistiamo nuovamente alla trasformazione di Jean Grey in Fenice. A coloro che hanno visto i capitoli precedenti, magari senza una continuità, e che si sentiranno confusi dal fatto che in passato era già stato realizzato un film in cui la stessa supereroina perdeva il controllo dei suoi enormi poteri scatenando l’inferno sulla terra, va ricordato che nel capitolo “X-Men – Giorni di un futuro passato” era stata stabilita una nuova realtà che cancellava la precedente, quindi quello che dovrebbe accadere in questo nuovo titolo non dovrebbe essere altro che il ripresentarsi di una situazione a quanto pare inevitabile ma in una nuova linea temporale e quindi con dinamiche ed esiti leggermente differenti da quanto accaduto in precedenza.

Questo doveva essere almeno in teoria, perché nella pratica, invece, pare che Kinberg abbia dimenticato ciò che lui stesso aveva scritto per il finale di “X-Men: Apocalisse” dato che già all’inizio del nuovo film commette un grave errore di continuità.
Nel capitolo precedente il professore aveva dovuto liberare la mente di Jean per permetterle di usare il suo potere al massimo ed eliminare il nemico, salvando l’umanità. Ma nella nuova pellicola inspiegabilmente ritroviamo i mutanti nella Scuola Xavier per Giovani Dotati, i quali non solo inaspettatamente godono del favore e dell’interesse positivo dei media ma sono stati coinvolti in una missione spaziale allo scopo di salvare una squadra di astronauti in difficoltà. Nel corso delle operazioni di salvataggio, Jean viene travolta da un’onda d’energia dalle origini ignote che ha l’effetto di potenziare i suoi poteri ma, al tempo stesso, renderla mentalmente instabile. Come se non bastasse, i suoi poteri fanno si che su di lei si concentrino le attenzioni indesiderate di una sconosciuta razza aliena. Nel frattempo, i vecchi dissapori tra Magneto e Xavier torneranno a galla. Così vengono a crearsi diverse fazioni, tutte in lotta per impadronirsi o per salvare l’anima della ragazza, prima che quest’ultima impazzisca definitivamente.

La critica non ha apprezzato minimamente quest’ultimo titolo, giudicandolo persino peggiore del già disprezzato “X-Men: Conflitto finale”.
A pesare sulla qualità nel film non sono state soltanto le incongruenze della trama, la mancanza di approfondimenti sulla storia e sulle sfaccettature caratteriali dei vari personaggi e l’assenza di messaggi e valori positivi che solitamente sono al centro delle storie dei mutanti, ma anche il fatto che in fase di post-produzione i produttori abbiano deciso di cambiare il finale, costringendo il cast a girare caoticamente delle riprese aggiuntive, con il risultato che la computer grafica ha perso visibilmente di qualità e la conclusione dell’intera vicenda avviene in maniera fin troppo sbrigativa per una pellicola piena di colpi di scena che si protraggono per un totale di due ore e mezza.

Yami

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