Piumaggio nero cangiante, testa nuda rossastra e lungo becco incurvato: non si può dire che l’Ibis eremita (Geronticus eremita) sia tra gli uccelli più belli ma ha un fascino particolare. Sicuramente è uno degli uccelli che più ha rischiato l’estinzione negli ultimi anni: nel 2013 restavano circa 500 individui in Marocco e un solo individuo selvatico in Medio Oriente. Fino al 16° secolo invece la specie era molto più diffusa e nidificava anche in Italia ed Europa Centro-meridionale. Attualmente la specie è considerata “in pericolo” da BirdLife International.
Proprio dalle antiche zone di riproduzione europee, nel 2002 inizia la riscossa: in Austria alcuni ornitologi del Förderverein Waldrappteam (Waldrapp è il nome tedesco della specie) cominciano ad allevare in cattività individui prelevati da zoo e centri faunistici partner del progetto, per insegnare loro a migrare come i loro avi; utilizzando ultraleggeri per guidarli, raggiunsero l’Oasi di Orbetello, in Toscana, luogo scelto per lo svernamento.
Nei primi anni furono diversi i problemi (bracconaggio, predazione, dispersione di individui “acerbi” alla migrazione) ma col tempo i vari Ibis, dotati di anelli colorati alle zampe e, dal 2011, di rilevatore GPS, hanno imparato la rotta, anche se qualche individuo tende ancora a disperdersi nel Nord e Centro Italia. Nel 2013 il progetto ottiene i fondi europei del programma Life+.
Anche se recentemente sono stati rilevati ancora episodi di bracconaggio, sembra che il progetto stia funzionando e ci si augura che la specie torni presto a nidificare regolarmente; nel 2008 in un analogo progetto in Spagna, si registrò la prima deposizione in Europa dopo tre secoli.
Daniele Capello