I segreti dei tartufi

Il tartufo è conosciuto da tutti a livello gastronomico ma c’è ancora confusione per molti a livello naturalistico. Infatti tante persone lo considerano un vegetale, un tubero alla stregua della patata mentre il tartufo è un fungo ipogeo (cioè sottarraneo), quindi appartenente a un regno diverso da quello vegetale: infatti i funghi non sono da tempo considerati vegetali ma formano un gruppo a sé stante.

I tartufi commestibili appartengono al genere Tuber (che aiuta la confusione a livello lessicale): esistono oltre 150 specie incluse in questo genere ma solo meno di 10 interessano l’ambito culinario. I più pregiati sono il Tartufo bianco (T.magnatum) e il Tarufo nero (T.melanosporum) oltre al localizzato Tartufo di Bagnoli irpino (T.mesentericum). Le altre specie sono commestibili ma di minor valore (e costo, anche se a volte usate o vendute al posto di queste di pregio). 

Dal punto di vista naturalistico sono funghi ipogei e simbionti, ovvero che si legano strettamente a determinati tipi di piante e in terreni prevalentemente calcarei come sanno bene allevatori e cercatori. Particolare invece il raro T.oligospermum che vive in aree litorali sabbiose in simbiosi con le conifere ed è considerato eccellente da cotto.

Il legame simbiontico, denominato “micorriza” si instaura grazie alle ife, i tipici filamenti dei funghi simili a “radici” (in realtà sono il loro corpo vegetativo) che si legano alle radici delle piante scambiandosi nutrimenti e altri benefici.

Daniele Capello

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