Sembrerebbe una falsa notizia, o meglio, si preferirebbe lo fosse. Ma non lo è. E’ recente la notizia per cui giacciono cadaveri, carbonizzati e non, al largo della Libia. Come sempre accade, sono i più deboli a pagarne le conseguenze.
Dopo un viaggio durato mesi, di stenti, difficoltà, speranze, perdite dei propri cari, partendo per un viaggio alla ricerca della fortuna, nessuno vorrebbe diventare notizia simile. Ma è l’ennesima tragedia che giunge sui nostri giornali, mentre noi l’apprendiamo comodamente dal nostro sofà o sul sedile in metro.
Scontro fra trafficanti in mare, 15 migranti uccisi. Ancora non sono state chiarite le dinamiche dell’accaduto. Quel che è certo è che al largo della Libia, un barcone è stato preso di mira da razzi Rpg
“Un barcone dell’emigrazione clandestina è stato preso di mira da razzi Rpg, provocando il decesso di oltre 15 migranti”, alcuni dei quali “morti bruciati”: lo scrive un media locale, Sabrata Online, dell’omonima città costiera dell’ovest della Libia.
Le vittime sarebbero migranti coinvolti in una disputa tra due gruppi rivali di trafficanti di esseri umani.
Di contro, un accreditato analista, Jalel Harchaoui, ha contraddetto la precedente informazione via Twitter, descrivendolo come “un attacco compiuto da trafficanti di esseri umani contro migranti che tentano di operare indipendentemente da loro”.
“Questo non ha nulla a che fare con la gente che sta annegando nel Mediterraneo. È un assalto deliberato inteso a scoraggiare” concorrenti “e affermare un monopolio”, ha aggiunto l’analista nel tweet. “C’era una barca con corpi carbonizzati a bordo, e altri intatti all’esterno” per un totale di “15” cadaveri, riferisce il sito Al Wasat citando la filiale di Sabrata dei volontari della Mezzaluna Rossa. “Nessuna dichiarazione è stata rilasciata finora dalle autorità di sicurezza ufficiali competenti in merito all’incidente. Ma attivisti sui social media hanno riferito che i corpi erano di immigrati illegali che sono stati bruciati in seguito a una disputa tra due trafficanti nella zona”, sintetizza il sito riferendosi a uno snodo del traffico di essere umani tra la Libia e l’Italia.
Mentre in Italia si continua a discutere sul Ministero dell’Interno, sulla lotta all’immigrazione, in mare si inscena una battaglia quotidiana.
di Marino Ceci