Guadagnare spostandosi: app Pin Bike, già attiva in vari comuni italiani

Abbiamo intervistato il dott. Nico Capogna, giovane imprenditore pugliese che ha creato una rivoluzionaria applicazione che sta spopolando in tanti comuni italiani. Parliamo di Pin Bike, un’app che permette di ottenere premi in denaro per ogni km fatto in bici o in mobilità verde.

– Che cos’è Pin Bike?

Pin Bike è un sistema che incentiva non solo la mobilità urbana sostenibile ma anche il commercio locale e di prossimità, vincolando premio economico ad essere speso esclusivamente in qualsiasi attività commerciale della città.

Consente a un’organizzazione, come un’amministrazione comunale, un’impresa, un istituto scolastico o un ente pubblico di premiare, soprattutto economicamente, gli utenti (cittadini, studenti o lavoratori) che utilizzano la bicicletta di proprietà per gli spostamenti urbani generici e per andare al lavoro/scuola.

Nel sistema di reward e gamification sono incluse anche le modalità di spostamento collegati ai monopattini elettrici di proprietà e al carpooling, l’auto di proprietà condivisa nelle tratte di routine.

– Come è nata l’idea?

L’idea è venuta quando sono andato in Belgio a trovare un amico 6 anni fa. Egli riceveva fino a 50 euro al mese dallo Stato perché si recava al lavoro in bicicletta.

Il Belgio ha questa misura da oltre 20 anni e permette a circa 400.000 cittadini di ricevere 24 centesimi al km nelle tratte in bike to work. Per me è scuola questa.

E’ importante offrire ai cittadini un’alternativa alla cultura dell’automobile. Questo risulta tanto più semplice quando si instaura un dialogo smart e diretto con il singolo utente, offrendogli un buon motivo per (ri)scoprire l’utilizzo della bici o, in generale, delle modalità di spostamento alternative e sostenibili.

Solo un mese: basta anche solo un periodo così breve e il “bipede si convertirà in un biciclo”.  Basta poco perché egli si ricreda an che sulle tre principali remore della bicicletta in città: paura del furto, pericolosità e fatica fisica.

Personalmente ho voluto creare un’app tutta mia e innovativa, dotata di una caratteristica fondamentale: la certificazione. Il motivo è chiaro, se si stanno rilasciando somme economiche diventa fondamentale elargire i reward a chi veramente se li è meritati.

Ho analizzato trend e app già esistenti: nel vasto panorama delle app e dei sistemi di tracciamento mancava sempre la certificazione.

Sistemi che si basano solo sull’utilizzo di app ce ne sono diversi e sono tutti facilmente falsificabili: semplicemente abilitando in background sullo smartphone un’app di “Fake GPS” (ce ne sono diverse negli store), con cui andare a simulare spostamenti rimanendo seduti sul divano della propria abitazione.

Pin Bike quindi è nato con l’obiettivo di certificare in maniera antifrode gli spostamenti degli utenti, alla base una tecnologia brevettata che, tramite un device hardware che dialoga con lo smartphone, permette di certificare le sessioni degli utenti.

– Bike sharing e Pin Bike, qual è la differenza?

Quello che tre anni fa ci ha spinto a cominciare questa avventura è stato il vedere il moltiplicarsi dei servizi di bike sharing, intendo quelli promossi e finanziati direttamente dal Comune di tipo station based. Era diventata una moda, nascevano come funghi, anche in città di piccole dimensioni. Tutti questi servizi, in Italia, hanno fatto carne da macello, duravano circa un anno e dopo, lasciavano spazio alle colonnine abbandonate e vandalizzate.

Il bike sharing è un ottimo servizio solo in località in cui la cultura della bicicletta è già abbastanza radicata e dove c’è una forte propensione all’intermodalità.

– Perché Pin bike?

Il bike sharing non diffonde la cultura della bici, al massimo la potenzia.

Quello che ho sempre detto alle Amministrazioni Comunali con cui mi confronto è di ripensare al come vengano utilizzate le risorse economiche. Al posto di spendere 100 per un bike sharing che durerà circa un anno, la PA può spendere 20 per il sistema Pin Bike e le restanti risorse darle alla cittadinanza in incentivi per l’utilizzo della bici di proprietà. I risultati sono sorprendenti, monitorabili e quindi quantificabili.

Perché tutti abbiamo una bicicletta, impolverata e in garage magari, ma c’è. L’ostacolo principale è unicamente una questione culturale e di abitudine, non risiede nel possesso del mezzo.

A questo si aggiunge la possibilità di vincolare i reward alle sole attività commerciali della città, incentivando il commercio locale.

Parli di incentivi economici, che cosa intendi?

I progetti sono altamente customizzabili sia nelle regole sia negli importi, dipende dal target e da quali sono gli obiettivi che l’organizzazione si pone attivando Pin Bike.

Un Comune può, ad esempio, rilasciare da 20 a 30 centesimi/km nelle tratte casa-lavoro. Gli importi guadagnati possono essere bonificati sul conto corrente del cittadino oppure, raggiunta una determinata soglia, ad esempio 10 euro, viene generato un codice in app spendibile in qualsiasi negozio della propria città.

Durante il progetto il Team Pin Bike è a completo supporto e tutoraggio per l’organizzazione committente, gestiamo noi i contatti con gli utenti, la gestione delle consegne dei kit, le prenotazioni, il contatto con gli esercenti fino a gestire anche le quote economiche di rimborso ai diversi attori.

– Quindi Pin Bike favorisce anche il commercio locale.

Esatto. Non si tratta di sconti ma di denaro vero e proprio da spendere presso gli esercenti del proprio Comune.

L’Amministrazione Comunale non si carica di ulteriori attività amministrative e logistiche, non è necessario pubblicare bandi ad hoc per l’acquisizione esercenti. Il tutto avviene in maniera organica, è il cittadino che diventa promotore dell’iniziativa e invita contestualmente all’utilizzo del voucher, il suo negozio abituale a registrarsi.

Questa modalità l’abbiamo raccontata con un brevissimo spot a questo link: tiny.cc/pinbikespot

– Come si presenta Pin Bike sulla bicicletta?

Si tratta di un simpatico kit che viene consegnato direttamente all’utente al cui interno ci sono diversi gadget utili a migliorare l’usabilità della bici in ambito urbano e a coinvolgere maggiormente l’utente in un progetto di gamification.

All’interno una targa catarifrangente sottosella , che può essere personalizzata con i loghi dell’ente. Avvitato alla targa un adattatore valvola per gonfiare le gomme presso i compressori dei benzinai. Forniamo anche una luce di segnalazione ed una staffa porta smartphone per manubrio. Il telefono infatti con l’app Pin Bike diventa come un cruscotto per monitorare velocità, tempi e percorsi. Infine, c’è il cuore del sistema, il dispositivo hardware Pin Bike che si aggancia al mozzo della ruota della bicicletta.

– Quali sono i vantaggi per un’azienda o un’amministrazione pubblica di promuovere il bike to work?

Le amministrazioni pubbliche cercano sempre più di sensibilizzare i cittadini a un comportamento più consapevole e sostenibile, spesso con pochi risultati. Con Pin Bike, offriamo un decisivo e concreto incentivo al ripensare la vita in città. Ciò non significa eliminare l’utilizzo dell’auto ma farne buon uso.

Un’azienda fa del bene innanzitutto a sé stessa e poi anche all’ambiente e alla comunità incentivando i dipendenti a spostarsi in bici nelle tratte di routine, quelle che oggi vengono fatte principalmente in auto. Abbiamo visto che questo rafforza o crea nuovi legami tra i lavoratori, il cosiddetto team building e l’identità aziendale, con competizioni interne, sfide, eventi di premiazione e in carpooling ci si conosce durante il viaggio. Se è vero che fare attività fisica incrementa la produzione degli “ormoni del benessere” (endorfine tra le altre), arrivare al lavoro con una buona energia, rende più produttivi e sereni.

– Ci sono disposizioni statali in materia?

Lo Stato negli ultimi anni ha dimostrato interesse nelle forme di mobilità sostenibili, e sono molto lieto che la tematica stia diventando sempre più preponderante.

Fra le ultime disposizioni c’è il decreto sostegni BIS che stanzia 50 milioni di euro per le aziende e le scuole che al 31 agosto abbiano nominato un mobility manager aziendale e redatto un PSCL, il Piano spostamenti casa lavoro – un documento programmatico e di analisi volto ad ottimizzare in chiave sostenibile la mobilità dei lavoratori di un’impresa o di una scuola.

È da evidenziare inoltre che la nomina del Mobility Manager e la redazione del PSCL diventeranno obbligatori al 30 novembre 2020 per tutte le aziende con almeno 100 addetti.

– Quali città Italiane hanno aderito?

Il progetto è attivo a Bari, Bergamo, Pescara, in 11 comuni a ovest di Torino e Foggia, e sono in corso tante altre adesioni comunali. Inoltre è stato attivato anche il primo sistema di incentivi al bike to school in Italia con il Liceo Formiggini di Sassuolo. Ad inizio aprile il progetto è partito anche per tutti i lavoratori della ASL di Bologna e per il Policlinico universitario Sant’Orsola. Questa attivazione ci fa onore perché il mobility manager della AUSL veniva da un progetto simile attivato l’anno precedente che funzionava solo tramite app per smartphone, non c’era quindi un sistema di certificazione antifrode basato su controllo hardware. Il risultato è che molti utenti hanno fatto i furbi, guadagnando chilometri anche di notte. Questa grande azienda pubblica ha deciso di venire da noi per dotarsi di un sistema più stabile e certificato. Siamo orgogliosi di questo.

– E per l’estero?

Il progetto sta crescendo molto, abbiamo appena candidato il progetto nella call Innovation promossa dall’EIT for Urban Mobility, un ente europeo che ha l’obiettivo di diffondere best practices per la mobilità urbana sostenibile in tutta Europa. Il progetto è stato presentato in partenariato includendo i centri di ricerca universitari CERTH (Grecia), KTH (Svezia) e le capitali di Istanbul (Turchia), Tallinn (Estonia) e la città di Braga in Portogallo. Nel 2022 partiranno i tre progetti pilota rispettivamente in queste 3 città.

-Insomma una grande crescita a velocità di auto o bicicletta…?

Beh, sempre bicicletta. Ma con la forza di chi ci crede tanto, e arriva sano e veloce a destinazione.

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