Graziella Sodano, detta Grace; una vita ai margini della società: abbracciata soltanto dalla morte

Erano in molti a conoscerla, per via della sua aria fuori dagli schemi, una sognatrice, una che la vita se l’era cucita addosso come un’ originale pezza dai mille colori, perchè per lei vivere era faticoso, ce la metteva tutta per riuscirci, cantando, scrivendo poesie, urlando la propria esistenza taciuta con una chitarra. I social erano la sua casa stabile, quella calda dimora che fin da piccola le era stata strappata via a causa di una disgregazione familiare che la costringeva a traslocare sempre da una casa famiglia all’altra.

Grace era di Rimini, instaurava legami con chiunque, camminando nella tana del lupo con candore. Un’eterna Cappuccetto Rosso in giro per i boschi, a raccogliere consensi, comprensione, amicizia, talvolta lo faceva in maniera esuberante, annunciando al mondo intero il suo suicidio. E poi andava a finire che ,con un poco di attenzioni, quel suicidio tanto desiderato veniva rimandato.

Era a modo suo un poeta di strada, un menestrello della musica, dove il suo cuore si apriva, tra stonature e strane frasi, a volte sputate a terra con indignazione, verso quel mondo che non la capiva.

L’esperienza dell’emarginazione ha segnato la sua vita, era spesso lei a raccontare di quel padre che l’avrebbe defenestrata dall’ottavo piano di un palazzo, volo tremendo al quale era sopravvissuta, ma che le costò ricoveri e terapie psichiatriche senza fine. In tanti prendevano con le pinze i suoi racconti, ma c’era sofferta limpidenza nel suo sguardo che ci conduceva dritti fin dentro il suo animo travolto da mille visioni.

Graziella Sodano si esprimeva senza mezze misure, inveendo contro quello che lei chiamava “il sistema”, tormentata e impietosa, talmente diretta da non sollevare mai troppe attenzioni da parte dei “normali” che il più delle volte la consideravano “instabile, poco attendibile”.

Eppure , qualche tempo fa, aveva anche pensato di scrivere una raccolta di poesie dal titolo “La bionda”, che forse in pochi hanno acquistato, perchè non si valuta mai come, dietro una personalità fragile, si nasconda qualcosa di più profondo e di autentico. Le sue parole spregiudicate, taglienti contro un’esistenza impostale, sentenziose ed aggressive verso quella società sorda e apatica, riecheggiano ora in uno strano silenzio, sotto forma di colpa. La colpa universale che addita e poi abbandona, fino al tonfo finale della morte. Una morte le cue cause sono ancora affidate ai social, ai pareri, ai sentito dire. Dicono sia deceduta per infarto. Quel che è certo è che il suo cuore era saturo del “male di vivere”, stanco di cercare negli altri la tenerezza negata, il legame autentico costantemente messo in dubbio dallo sguardo razionale di un’umanità presa più ad indagare che ad intuire.

Ma il silenzio che adesso grava sulla sua scomparsa inattesa, ferma ogni persona e la costringe a riflettere sulla facilità dei giudizi, su una donna come Grace che voleva semplicemente ciò che ognuno di noi desidera: essere amata ed esprimersi. E tentare perfino dei salti verso la felicità, cadendo e barcollando in mezzo ai “cocci aguzzi di bottiglia” sui quali ha camminato sola, con i piedi insanguinati. E senza che nessuno lo sapesse.

Eleonora Giovannini

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