Se molti sport parlimpici sono versioni adattate delle discipline olimpiche, durante i Giochi paralimpici di Tokyo 2020 è nato uno sport, su misura per queste competizioni: il Goalball.
Inventato nel 1946 questo sport è stato creato per atleti con disabilità visive, quali non vedenti e ipovedenti.
Si gioca su un campo rettangolare di 18 x 9 metri, disegnato all’interno di una palestra, per evitare agli atleti disturbi sonori dovuti a rumori esterni. Alle estremità dei lati più corti sono posizionate due porte, lunghe 9 m. e alte 1.30 m. Sul campo di gara sono sparsi diversi segnali tattili, per aiutare i giocatori a orientarsi.
Le due squadre che si sfidano sono composte da 3 giocatori ognuna (più 3 riserve), tutti bendati, per pareggiare le disabilità visive. Lo scopo è di segnare più reti possibili, lanciando il pallone nella porta avversaria.
La palla pesa 1.250 g. e ha otto fori e due sonagli all’interno.
Chi ha la palla può stare in piedi e tirare verso la porta avversaria o passare il pallone al compagno per farlo tirare.
Gli avversari sono schierati tutti a difesa della porta, solitamente seduti o carponi. Si giocano due tempi, da 12 minuti ognuno e sono consentiti al massimo 4 cambi.
Il goalball fu concepito come sport di riabilitazione per i soldati della Seconda Guerra Mondiale, su idea dell’austriaco Hanz Lorenzen e del tedesco Sepp Reindle. Si sviluppò nel tempo, fino a diventare uno sport a livello globale, tanto da essere inserito come sport dimostrativo nelle Paralimpiadi del 1976 a Toronto. Entrò a far parte del programma paralimpico ufficiale nella successiva edizione di Arnhem 1980, mentre il primo Campionato del mondo si svolse nel 1978.
È governato dall’IBSA (Federazione internazionale degli sport per ciechi).
A Tokyo, i campioni paralimpici sono stati: la Finlandia nel torneo maschile e il Giappone in quello femminile.
Daniele Capello