Gli usignoli e il pettazzurro

Gli Usignoli sono tra gli uccelli più conosciuti a livello linguistico. “Canta come un usignolo” è un’espressione usata comunemente per definire una cantante dalla voce cristallina. Non altrettanto conosciuto è il suo aspetto anche perchè è una specie molto elusiva, quindi difficile da osservare bene. In realtà di Usignoli esistono due specie in Europa, più una terza appartenente allo stesso genere, il Pettazzurro.

L’Usignolo (Luscinia megarhynchos) è la specie più diffusa in Italia, nidificante e migratore regolare, presente in ogni zona d’Italia. Come detto però realtà difficile l’osservazione per la sua tendenza a restare nel folto della vegetazione. Diventa fondamentale allora il contatto uditivo, perchè il suo inconfondibile canto viene emesso in maniera insistente: una serie di fischi, note melodiose e gorgheggi, ripetuti in maniera regolare e anticipati da un tipico “tiuu” ripetuto due-tre volte in crescendo. Il suo piumaggio invece è di colore marrone-rossiccio con parti inferiori più chiare e coda più rossiccia. Dimensioni tra pettirosso e merlo.

L’Usignolo maggiore (Luscinia luscinia) è una specie quasi identica per dimensioni con piumaggio marrone più “freddo” rispetto all’Usignolo. Uccello migratore poco comune e non nidificante in Italia (si riproduce in Polonia e Ucraina nella zona più occidentale del suo areale), ha un canto diverso, meno vario e senza il fischio iniziale.

La specie più appariscente di questo genere è indubbiamente il Pettazzurro (Luscinia svecica), che prende il nome dalla tipica macchia azzurra sulla gola presente nel maschio. Di dimensioni inferiori ai “cugini”, possiede un piumaggio più tendente al grigio con parti inferiori biancastre e un leggero sopracciglio, utile a distinguere le femmine da altre specie simili. La macchia azzurra del maschio varia tra le diverse sottospecie, rendendole distinguibili parzialmente per la tinta unica o la presensa di una macchietta bianca o rossa. È un migratore poco comune e nidificante occasionale in Italia sulle Alpi.

Daniele Capello

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