Gli atleti nordcoreani rischiano una punizione

per il selfie scattato con i sudcoreani alle Olimpiadi

Le Olimpiadi di quest’anno hanno fatto discutere parecchio e verranno ricordate per moltissime cose: dalle polemiche sulle condizioni di vita degli atleti nel villaggio olimpico all’inquinamento della Senna, dagli arbitraggi discutibili al caso internazionale Carini/Kelif, per non parlare degli innumerevoli atleti e personaggi che sono approdati nell’olimpo dei meme grazie alle loro performance, tra cui ricordiamo il tiratore turco Yusuf Dikec, la tiratrice sudcoreana Kim Yeji, l’atleta francese del salto con l’asta Anthony Ammirati, l’atleta Zouh Yaqin che ha vinto l’argento nella trave, la breakdancer australiana Raygun e persino l’improvvisato raccatta-cuffie battezzato da tutti “Bob”.

Ma c’è un’altra immagine che è rimasta impressa nella memoria di tutti: lo storico selfie scattato sul podio olimpico dagli atleti sudcoreani del tennis da tavolo al fianco dei colleghi nordcoreani e cinesi.

Un selfie che, però, purtroppo costerà caro agli atleti nordcoreani.

Infatti, secondo un rapporto del 21 agosto del Daily NK, che cita una fonte di alto livello a Pyongyang, dopo il loro rientro (il 15 agosto) la delegazione del Comitato Olimpico nordcoreano e gli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi sono stati sottoposti a una revisione ideologica.

Solitamente, gli atleti nordcoreani che partecipano a competizioni internazionali vengono sottoposti a un processo di revisione ideologica in tre fasi, che comprende valutazioni da parte del Partito Centrale, del Ministero dello Sport e delle proprie organizzazioni, della durata di circa un mese.

Per cui, gli atleti e i funzionari nordcoreani che hanno partecipato alle Olimpiadi di Parigi del 2024 sono stati sottoposti allo stesso processo. Il quotidiano NK ha spiegato che queste revisioni vengono svolte perché la Corea del Nord considera i soggiorni all’estero come un’esposizione a culture non socialiste “contaminanti”.

A quanto pare, prima di partecipare alle Olimpiadi, agli atleti nordcoreani erano state date istruzioni specifiche di non interagire con atleti stranieri, compresi i sudcoreani. Se qualsiasi violazione di questa direttiva fosse confermata, le persone coinvolte potrebbero essere soggette a sanzioni.

A questa edizione delle Olimpiadi è stato implementato il programma “Victory Selfie”, che consente ai vincitori delle medaglia di scattare selfie sul podio utilizzando il “Galaxy Z Flip 6 Olympic Edition” della Samsung.

Li Jong-sik e Kim Kum-yong, vincitori dell’argento nel tennistavolo doppio misto, hanno attirato su di sé l’attenzione per lo scatto con i colleghi cinesi e sudcoreani e pertanto sono stati valutati negativamente nel rapporto presentato al Partito. Secondo la fonte, nel rapporto si legge che gli atleti “hanno sorriso eccessivamente”, anche se accanto a loro c’erano gli atleti sudcoreani, che le autorità hanno definito “il nemico numero uno dello Stato”. La colpa di Kim Kumyong è quella di aver sorriso durante il selfie, mentre Li Jong-sik ha sia guardato che sorriso agli altri atleti dopo essere sceso dal podio.

Anche Kim Mi-rae, che ha vinto la medaglia di bronzo nei tuffi dalla piattaforma da 10 metri femminile, ha scattato selfie con atleti di altri paesi, i cinesi Quan Hongchan e Chen Yuxi, ma nel suo caso potrebbe avere un’attenuante dato che ha evitato di tenere in mano il telefono, lasciando che fossero le colleghe cinesi a farlo. Resta da vedere se dovrà ugualmente affrontare una punizione, poiché alcuni analisti suggeriscono che abbia evitato di utilizzare il telefono Samsung coreano per conformarsi a questa direttiva.

Il quotidiano NK ha ribadito che non è ancora chiaro se le autorità nordcoreane puniranno gli atleti che si sono fatti dei selfie o se risolveranno la questione con un avvertimento o con una forma di critica relativamente lieve, come l’autoriflessione.

“Gli atleti che hanno avuto contatti con atleti stranieri” cita la fonte, “ad esempio scattando selfie, devono riflettere fortemente sui propri errori nelle sessioni di autocritica per evitare future punizioni politiche o amministrative”.

Yami

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