La notizia è legata al nuovo sistema di combattimento richiesto dall’Esercito per i propri militari, dopo che Marina ed Aviazione hanno ricevuto finanziamenti miliardari ed apposite leggi per modernizzare gli standard offensivi e tecnologici secondo le direttive Nato e degli Stati Uniti.
L’hanno chiamato prima Soldato Sicuro, ora Soldato Futuro questo nuovo modello offensivo e difensivo il cui costo per una fornitura di 68.900 sistemi individuali è stimata intorno a 1,635 miliardi di euro.
Sebbene per altra destinazione, avevamo già parlato, mesi addietro, dei 23 milioni di euro circa stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la riqualificazione della caserma Piave di Roma: chiedete e vi sarà dato, ad ognuno secondo le momentanee necessità.
Insomma, tutta l’Arma, di terra di cielo e di mare, a turno, rivendica ingenti somme di danaro.
Quello di cui stiamo parlando ora è il kit individuale che permette ai soldati italiani di risultare come Nato comanda, attrezzato a “digitalizzare il campo di battaglia”.
Il programma risponde in parte agli elaborati militari del Pentagono per stare al passo con i tempi e segue il summit di Praga del 2002 quando si decise di stabilire periodicamente nuove capacità per il raggiungimento e il mantenimento della superiorità strategica tra cui la così detta Network Enabled Capability (NEC), ossia “abilitare la capacità di rete” in grado di trasformare ogni unità delle forze armate in una pedina digitale interattiva del più realistico war game mai immaginato.
Le cronache sul Covid-19 che abbiamo seguito in questi ultimi mesi ci hanno detto che oltre al corpo sanitario si sono distinti concretamente anche i soldati. Ma questo non spiega quanto si spende per modernizzare gli armamenti degli eserciti.
Il programma NEC (che vale 22 miliardi in vent’anni), risale al 2012 quando venne elaborata una riforma delle nostre forze armate riducendo il personale e destinando più risorse per una maggiore efficacia.
Quello del “soldato futuro” testimonia quanto sia attiva ed efficiente l’industria bellica italiana, possiamo dire invincibile con la costituzione del consorzio Leonardo-Beretta che nello scorso dicembre si è già assicurato un primo contratto da 532 milioni di euro.
Anche se teoricamente ci dovrebbe essere l’interruzione dei programmi legati alla sicurezza dei soldati in missione quando ci sarà il ritiro dalle zone occupate, rimane sempre la necessità di una continua professionalità delle forze armate che, come dicevano prima, deve stare al passo con le nuove tecnologie. E “Soldato Futuro” l’Italia può addirittura competere con le più avanzate formazioni militari aderenti alla NATO.
Certo, voi direte, ci sono pochi soldi per fronteggiare le pandemie e sosteniamo spese così ingenti! Sarebbe più logico destinare questa montagna di soldi per curare il pianeta e le innumerevoli crisi sociali. A questo non vi so rispondere.
Il SIPRI (l’Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di Stoccolma) fa sapere che nell’ultimo anno le spese militari sono salite paurosamente “registrando un aumento del 3,6% rispetto al 2018 con una cifra record di 1.917 miliardi di dollari”.
Inoltre “Tutto questo avviene mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha un bilancio biennale di circa 4,5 miliardi di dollari, per la maggior parte contributi volontari di Stati e privati, ossia una cifra che annualmente è solo lo 0,11% di quanto i Governi spendono globalmente per il settore militare”.
Bruno Cimino
(foto CongedatiFolgore.com)