Ѐ noto che il consumo di sostanze stupefacenti tra i giovani è un fenomeno in crescita, alla base di esso vi è, nella maggior parte dei casi, una situazione familiare ricorrente.
Tra gli adolescenti che fanno uso di droga si riscontra spesso la difficoltà ad attuare il processo maturativo che li dovrebbe portare progressivamente a conquistare autonomia divenendo adulti. Sappiamo che la conquista della piena indipendenza si basa sulla strutturazione progressiva di una solida identità personale e, affinché questo avvenga, è indispensabile avere a monte un buon livello di autostima che permetta di fare esperienze e assumersi responsabilità.
Ѐ dunque evidente che i motivi del disagio non risiedono solo nel giovane ma anche nel suo nucleo familiare.
Infatti nei soggetti in cui si riscontra tale difficoltà si presenta con straordinaria frequenza una associata situazione di disagio affettivo nei rapporti parentali. Questa si genera da figure genitoriali incapaci di stabilire un rapporto emotivo con i propri figli, andando al di là del semplice accudimento fisico, perché loro stessi sono stati figli di genitori incapaci di stabilire questo legame. Tale mancanza genera nel soggetto l’inconscia convinzione che se non ci si sente amati dai propri genitori è perché non si è meritevoli di affetto, portando così alla strutturazione di una bassa autostima e di conseguenza a grandi difficoltà nel processo di crescita.
Per giunta lo stesso ragazzo non si dimostra in grado di riconoscere e gestire le proprie emozioni perché nato in un contesto parentale che non è in grado di trasmettere questa capacità. Nelle condizioni sopra descritte,
dunque, la droga si presenta come via di fuga temporanea da una condizione di sofferenza.
La situazione può essere affrontata con una adeguata terapia che, a causa dei motivi indicati, per essere pienamente efficace, dovrà coinvolgere l’intero nucleo familiare.
Glenda Oddi